Diva, una vulva di 33 metri nel parco: la scultura femminista che fa discutere il Brasile

Juliana Notari e la sua Vulva (dal profilo instagram)
Trentatrè metri di vulva. Un intervento di Land Art ad opera di Juliana Notari originaria di Recife e nata nel 1975, artista brasiliana da tempo impegnata nella...

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Trentatrè metri di vulva. Un intervento di Land Art ad opera di Juliana Notari originaria di Recife e nata nel 1975, artista brasiliana da tempo impegnata nella causa femminista. L'opera si chiama "Diva", una scultura raffigurante una vulva rossa di 33 metri di altezza per 16 di larghezza e 6 di profondità. L’opera è visibile dal 31 dicembre 2020 sopra una collinetta di "Usina de Arte", un parco di scultura all’aperto vicino la cittadina di Água Preta, nello stato di Pernambuco a 130 km a sud della capitale Recife, in Brasile

«Diva dopotutto è una grande scultura fatta a mano - racconta sul suo profilo Instagram l'artista brasiliana - Come ha dimostrato Roberto, l'ingegnere responsabile dei lavori (e che ha messo le mani al lavoro!), non era possibile utilizzare un escavatore, perché non avrebbe permesso di scolpire accuratamente i rilievi di cui aveva bisogno».

Per realizarla Notari si è infatti avvalsa dell'ausilio di 40 persone, tra cui diversi uomini, che ha pubblicamente ringraziato nel post. Il gruppo di escavatori ha modellato la vulva a mano avvalendosi di cemento e resina. Un lavoro durato 11 mesi che rientra nel progetto conclusivo di una residenza d’arte, nata dalla collaborazione tra Usina de Arte e il Museu de Arte Moderna Aloisio Magalhães di Recife.

«In “Diva” - conclude Notari - uso l'arte per dialogare con domande che si riferiscono alla problematizzazione del genere da una prospettiva femminile, combinata con una visione del mondo che mette in discussione il rapporto tra natura e cultura nella nostra società fallocentrica e antropocentrica occidentale». La provocazione dell'artista assume un significato particolare nella protesta contro il sessismo e la misoginia e fa discutere il Brasile.

 

 

 

 

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Il Messaggero