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In vista delle prime elezioni non esitarono a girare l'Italia in lungo e in largo a fare comizi a sostegno della parità e convincere le elettrici a non disertare le urne. I tempi non erano facili. Territori distrutti, non c'era lavoro, la sanità era a pezzi, una alta percentuale di gestanti moriva di parto.
ESEMPIO
Tra di loro vanno certamente ricordate le prime dieci sindache elette nel marzo 1946 e Armida Barelli (da poco beatificata), una straordinaria attivista cattolica capace di avere influenza persino su Pio XII al quale scriveva del bisogno di far partecipare tutte le donne alla vita pubblica, sottolineandogli che «potevano esercitare ogni professione» e avere «un compenso a parità di rendimento, non inferiore a quello maschile». Inoltre, scriveva, «hanno il diritto di studiare» e diventare dirigenti delle organizzazioni sindacali. A margine di una delle tante note manoscritte - portate alla luce da Ernesto Preziosi in una corposa biografia pubblicata da Ave, (351 pagine, 20 euro intitolata Armida Barelli) - c'è una pure una postilla: «data a Pio XII il 30 luglio 1945».
Barelli agiva sul fronte ecclesiale e, in parallelo, dentro la Dc incalzando persino De Gasperi: «si tratta di un esercizio di attività politica nuovo per noi donne» e occorre insegnare loro come «esercitare il dovere di cittadine».
A Montecitorio la foto di Meloni entra nella Sala delle donne
IMPEGNO
Barelli era consapevole del passaggio cruciale per la democrazia: «Siamo una forza in Italia, noi donne. Su cento voti 47 sono per gli uomini e 53 per le donne». Iscritta alla Dc, aveva fondato assieme a padre Agostino Gemelli l'università Cattolica e dirigeva la sezione femminile dell'Azione Cattolica.
Una volta che il Consiglio dei Ministri esaminò per la prima volta l'estensione del voto femminile, sancito poi con un decreto nel marzo del 1946 le italiane con almeno 25 anni d'età potevano finalmente eleggere e soprattutto essere elette.
La maestra Ottavia Fontana, in provincia di Verona, invece, è stata la prima (e finora unica) sindaca di Veronella. Un'altra maestra, Elena Tosetti di Fanano, nel modenese sbaragliò l'avversario democristiano, mentre Lydia Toraldo Serra, sindaca a Tropea,forte della laurea in giurisprudenza si prodigò per creare strutture a favore delle donne. Un'altra sindaca calabrese, stavolta in provincia di Cosenza, Caterina Tufarelli Palumbo indossò la fascia tricolore a soli 24 anni, divenendo un vero e proprio simbolo di un'Italia che voleva lasciarsi alle spalle le tragedie della guerra e guardava al futuro con ottimismo. Le sue origini calabresi, inoltre, diedero un particolare messaggio di riscatto sociale per tutto il Meridione. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero