Giorgio Manganelli, un genio. Ma il suo Centro Studi fa crack

Giorgio Manganelli, un genio. Ma il suo Centro Studi fa crack
Apprendo la notizia dell’agonia del Centro Studi dedicato a Giorgio Manganelli con sincero sgomento. L’aveva...

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Apprendo la notizia dell’agonia del Centro Studi dedicato a Giorgio Manganelli con sincero sgomento.


L’aveva inaugurato la figlia Lietta nel 2010, per il ventennale della morte del padre scrittore, e si occupava di raccogliere e archiviare materiali disparati- non solo carte inedite ma anche video e audio-, organizzare incontri, fare opera di divulgazione. Lietta in una recente intervista ha detto: “Il Centro non ha avuto e non ha vita facile per motivi essenzialmente economici. Le istituzioni non hanno mai sostenuto né partecipato alle varie attività, salvo che per chiedere il loro logo sui manifesti”.



Una piccola cosa da fare oggi stesso, utile anche per salvare l’attività del Centro Studi, è cominciare a leggere Giorgio Manganelli. Però se dovessi suggerire un titolo al neofita manganelliano scarterei all’inizio le opere maggiori: Hilarotragoedia, Agli dei ulteriori, La palude definitiva. Quelli di Manganelli, divino, nevrotico prosatore, sono sempre auto-libri, libri che non hanno nessuna intenzione di raccontare l’esterno. Si può ben asserire che la letteratura di Manganelli sia una fodera. E’ una letteratura implacabile, a tratti illeggibile, che può spaventare.



Quanto a oscenità- l’intelligenza è sempre sconcia e mai volgare-, Giorgio Manganelli non ha avuto rivali. E questa sua impudicizia neanche programmatica, ma ben più gravemente endemica, trova la sua forma ideale nel corsivo da quotidiano/periodico. Ecco perché suggerirei d’iniziare il percorso con Mammifero italiano (Piccola Biblioteca Adelphi, a cura di Marco Belpoliti), tanti pezzettini usciti sui giornali negli anni 70-80 del secolo scorso che prendono spunto e si poggiano quasi sempre su fatti (Antinucleare, Latino, Patria) o personaggi (Almirante, Pertini, Tortora). Ecco un assaggio.



Pasolini: “Quello che si nota, in questi ultimi scritti, è una tale quantità di superiorità morale nei confronti dell’universo, da essere difficilmente compatibile con una prosa comprensibile (…) Il lettore ha l’impressione di tentare l’autostop durante gli ultimi tre giri sulla pista di Indianapolis: estremamente frustrante”.



Famiglia: “Per poter funzionare, la famiglia ha bisogno di questa sorta di amore, che è fondata su di una serie di astensione da se stessi che, ben sviluppata, può portare una donna ed un uomo e degli infanti a credere di essere veramente, cioè nella sostanza, mogli e mariti e figli. Inevitabilmente, questa situazione genera o un ignaro furore, o una sorta di allucinazione collettiva; coniugi e figli vivono come se fossero una famiglia”.



Vacanze:“Forse il primo caso di vacanze di massa furono le crociate; ma furono confuse, disordinate, costose, malsane. Troppa ideologia”.



Luca Ricci (Twitter: @LuRicci74)

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Il Messaggero