Rissa in piazza, il Questore chiude il locale ma i gestori contestano il provvedimento

La chiusura chiesta dalla Polizia e ordinata dal Questore di Roma
Motivi di sicurezza. Per questa ragione il Questore di Roma Carmine Esposito ha disposto la chiusura di un noto locale di piazza Leandra per cinque giorni, da ieri a...

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Motivi di sicurezza. Per questa ragione il Questore di Roma Carmine Esposito ha disposto la chiusura di un noto locale di piazza Leandra per cinque giorni, da ieri a martedì 22 gennaio. La richiesta di chiusura era partita dal Commissariato di Civitavecchia.

In una nota, la Polizia spiega che <il provvedimento è stato adottato dopo le frequenti liti e/o risse avvenute nelle scorse settimane davanti al locale interessato e che hanno coinvolto i suoi avventori. In particolare lo scorso 29 dicembre un giovane civitavecchiese, al termine di una rissa, era stato accoltellato al collo, rischiando di essere così ucciso, da un cittadino tunisino che era stato fermato dagli agenti del Commissariato per tentato omicidio. Il ripetersi di tali episodi, il pericolo che possano di nuovo succedere, sono alla base del provvedimento adottato dal Questore che ha come scopo quello di tutelare l'incolumità pubblica>.
La nota ricorda come le zone della movida civitaecchiese si riempiano all'inversomile di giovani durante i fine settimana, che trascorrono le notti a bere e chiaccchierare disturbando il riposo dei residenti. Inoltre la Polizia sottolinea la necessità del rispetto degli orari di chiusura da parte dei locali e il divieto di vendere bevande in contenitori di vetro dalle 21 alle 7.

I gestori del locale interdetto dal Questore hanno però replicato con un post sulla loro pagina Facebook, affisso anche sulla porta dell'esercizio, conmtestando la decisione. Dopo aver informato i clienti del motivo dell'<inaspettato provvedimento di chiusura> e ribadito <la fiducia nelle forze dell'ordine>, affermano di ritenere <ingiusto il provvedimento. Ogni giorno facciamo il nostro lavoro con passione e dedizione, sacrificando spesso la nostra vita personale per regalare alla clientela momenti di spensieratezza e convivialità. L'educazione al senso civico e all'ordine pubblico non può rientrare nelle nostre competenze e per questo il provvedimento ci amareggia, poiché sembra concepito più per trovare un capro espiatorio che per individuare delle reali soluzioni>.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero