Civitavecchia, il gip tiene lontani i ricattatori dalla vittima

Il Tribunale
Obbligo di tenersi ad almeno 100 metri di distanza dalla presunta vittima. E' quanto ha deciso il Gip nei confronti di Angelo Mammoli e Andrea Bonifazi. Libero invece Filippo...

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Obbligo di tenersi ad almeno 100 metri di distanza dalla presunta vittima. E' quanto ha deciso il Gip nei confronti di Angelo Mammoli e Andrea Bonifazi. Libero invece Filippo Piersigilli. I tre erano stati arrestati dai carabinieri al termine di un'indagine per tentata estorsione nei confronti di una concessionaria auto. «In realtà Piersigilli dice il suo legale, l'avvocato Patrizia Bonifazi è stato rimesso in libertà ancora prima della convalida dell'arresto. All'udienza non si è presentato, per cui non ha rilasciato dichiarazioni sulla vicenda». Diverso il comportamento degli altri due, che invece hanno risposto alle domande del gip. «Il mio assistito ha fornito la propria versione dei fatti afferma l'avvocato Ernesto Tedesco, difensore di Bonifazi -. Di più non posso dire, se non che il giudice ha convalidato l'arresto ma decretando la misura di distanziamento di almeno 100 metri dalla presunta parte offesa. Il pm aveva chiesto i domiciliari». Stessa misura, distanziamento di 100 metri, è stata adottata per Angelo Mammoli, assistito da un avvocato del Foro di Roma.

«La cifra concordata tra il titolare della rivendita auto e Mammoli è di poco inferiore a quella emersa (14 mila euro, ndc) precisa l'avvocato Matteo Mormino, legale della concessionaria, che rivela altri particolari . Le minacce sono state più di una e in diverse modalità. Oltre a visite personali, ci sono state una serie di telefonate minatorie. Il mio assistito infatti non è andato dai carabinieri al primo avvertimento, ma dopo che si sono fatti più frequenti. A quel punto ha capito che facevano sul serio e ha deciso di sporgere denuncia». Il tentativo di estorsione ipotizzato dalla Procura, sta nel fatto che Mammoli, dopo aver acquistato un'auto dal concessionario, qualche mese dopo l'ha ridata indietro, concordando un prezzo per la restituzione. Una piccola parte gli è stata data in contanti, il resto con un assegno senza data, ma con l'accordo che lo avrebbe incassato a fine marzo. Mammoli invece ha provato a incassarlo prima trovandolo scoperto. Quindi si è presentato dal venditore, minacciandolo che se non gli avesse dato il denaro lo avrebbe ucciso, incendiando l'attività. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero