«La cifra concordata tra il titolare della rivendita auto e Mammoli è di poco inferiore a quella emersa (14 mila euro, ndc) precisa l'avvocato Matteo Mormino, legale della concessionaria, che rivela altri particolari . Le minacce sono state più di una e in diverse modalità. Oltre a visite personali, ci sono state una serie di telefonate minatorie. Il mio assistito infatti non è andato dai carabinieri al primo avvertimento, ma dopo che si sono fatti più frequenti. A quel punto ha capito che facevano sul serio e ha deciso di sporgere denuncia». Il tentativo di estorsione ipotizzato dalla Procura, sta nel fatto che Mammoli, dopo aver acquistato un'auto dal concessionario, qualche mese dopo l'ha ridata indietro, concordando un prezzo per la restituzione. Una piccola parte gli è stata data in contanti, il resto con un assegno senza data, ma con l'accordo che lo avrebbe incassato a fine marzo. Mammoli invece ha provato a incassarlo prima trovandolo scoperto. Quindi si è presentato dal venditore, minacciandolo che se non gli avesse dato il denaro lo avrebbe ucciso, incendiando l'attività.
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