Vivere dalla parte opposta del mondo avendo la mamma in una struttura considerata il principale focolaio della città, la Rsa Madonna del Rosario. E' la situazione del...
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Quindi l'ultima volta che ha visto sua madre l'epidemia non era ancora esplosa.
«Sì, siamo stati in Italia per le scorse feste natalizie dopo tre anni di assenza. E' stato un bellissimo momento per tutti noi e ci siamo goduti i nostri familiari e i tanti amici. Ci mancano tanto, ma purtroppo non torneremo presto. Non è così semplice come sembra organizzare con diversi mesi di anticipo un viaggio per tutta la famiglia».
Siete preoccupati?
«Beh sì, e non solo per mia madre. Siamo in forte apprensione per quello che succede in Italia, ma anche in altre parti del mondo. Civitavecchia poi è nel mio cuore e quindi seguo giornalmente gli amici nelle varie chat. Passiamo molte ore a leggere e documentarci su quello che accade e seguiamo i vari dibattiti. Mi sembra incredibile che l'Italia stia soffrendo in maniera così forte questa epidemia e mi chiedo se i numeri forniti dalle altre nazioni siano reali. Trovo inverosimile questa differenza così marcata tra i paesi della Comunità europea, che nei mesi di gennaio e febbraio erano una sola grande nazione senza nessun limite di movimento».
In Australia come state vivendo questa pandemia?
«Qui la situazione è abbastanza tranquilla. Il Governo ha emanato disposizioni chiare per quanto riguarda le persone in ingresso nel Paese già a gennaio e grazie al fatto che l'Australia è sostanzialmente una grossa isola, è stato facile isolare i potenziali contagiati. Nonostante i provvedimenti, comunque, ci sono anche qui alcuni casi di decessi ma sostanzialmente la situazione sembra sotto controllo. Tutte le aziende, molto responsabilmente, hanno iniziato a limitare l'apertura di uffici e gradualmente hanno chiuso pub, ristoranti, negozi non importanti. Adesso anche gli studenti sono tutti a casa. Non c'è un vero e proprio obbligo, ma tutti responsabilmente si stanno auto isolando».
Anche lei sta lavorando da casa?
«A dire la verità, io sono più di cinque anni che lavoro principalmente da casa, con sporadiche attività in ufficio dai nostri clienti. Lavoro per una multinazionale informatica e da ormai un decennio siamo organizzati per lavorare in qualsiasi luogo. L'arrivo del Covid in realtà non ha modificato quasi per nulla il mio lavoro. Anzi, alcune attività si sono intensificate dato che ormai tutti hanno bisogno dell'informatica per lavorare da casa. Rischi per il mio lavoro non ce ne sono. Il Governo australiano ha addirittura dichiarato che il settore informatico è essenziale tanto quanto quelli della sicurezza e della sanità».
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Il Messaggero