Una mail e quella voglia di andar via dall'Italia

Una mail e quella voglia di andar via dall'Italia
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Avete letto la mail che il signor Vitiello ha inviato al Messaggero e che trovate sul sito online? Racconta del terzo furto subito nel suo appartamento di Monteverde nuovo. Questa volta, non avendo evidentemente trovato altro di loro gradimento, i ladri hanno portato via i giocattoli dei figli di Vitiello, e anche i loro vestiti. Nella vita degli ordinary people (e anche in quella degli extraordinary) capita che un evento, inatteso, spinga a decisioni che prima non erano neanche prese in considerazione. Di tutta la lettera del signor Vitiello, comprensibilmente stanco di pagare tasse che non servono a fornigli un servizio basico come la protezione della sua casa, mi ha colpito la resa finale. "Sempre più insistentemente - scrive il lettore del Messaggero - si fa strada in noi la convinzione che solamente in un paese estero, veramente civile, potremo essere in grado di garantire un futuro ai nostri figli. E giorno dopo giorno sento che non sarà una scelta così difficile da fare". Andare via. Ecco l'Idea che, giorno dopo giorno come scrive il signor Vitiello, accompagna le vite di un numero crescente di italiani. Le elite che possono gestire una vita da pendolari di lusso, hanno gia' adottato Londra: il banchiere ha comprato casa e iscritto i figli a scuola londinese, passera' a Milano i due giorni e mezzo che gli servono per tener d'occhio gli affari correnti e per il resto ne costruira'altri (piu'lucrosi) nella City... Tanti, come lui, pendolano gia' tra Milano e Londra. Centocinquantamila italiani che vivono nella capitale britannica. Le elite che ancora non possono andarsene, cominciano col mandare a Londra, o comunque in Inghilterra, i loro figli. Fino a dieci anni fa si trasferivano a 25 anni per il master. Poi l'eta' e'scesa, chi era abbastanza bravo da riuscire ad entrare in un'universita' britannica, partiva a 18 anni. Adesso fanno la valigia a 15 anni. I figli di avvocati titolari di grandi studi milanesi, i figli di imprenditori e manager che possono permetterselo nel Kent. Il sistema scolastico britannico si sta gia'attrezzando: tra un po' l'offerta si ampliera',ci saranno college abbordabili anche per quindicenni italiani middle class. Il fenomeno delle classi dirigenti che vengono istruite in Inghilterra non e'nuovo ed e'da sempre globale. La novita' e' che si sta abbassando l'eta'in cui i genitori italiani (non potendo andar via) cominciano a far partire i loro figli. La novita' e' che, come scrive il signor Vitiello al Messaggero, andar via non e' piu' una prospettiva limitata a manager e banchieri. Lui e la sua compagna ci stanno pensando, benche', finora, avessero ben chiaro che a Roma e in Italia si vive ancora bene mentre ricominciare all'estero portandosi dietro la famiglia sara' faticoso. Ma nella lista dei vantaggi e degli svantaggi a questo punto. pesa di piu' la prospettiva di poter contare su scuole efficienti, case piu' protette, burocrazia che ti sostiene. Se poi per dieci mesi l'anno il termometro segna cattivo o anche cattivissimo tempo perche'vivi in Canada o nel nord dell'Europa, pazienza. Ci pensano i genitori con figli, ma sognano di trasferirs all'estero anche i pensionati che in Italia si sentono scivolare verso la poverta'. Conosco un settantenne che ogni mese, quando arriva la pensione, si mette a fare i conti con la moglie: con quei soldi alle Canarie vivrebbero meglio? Il fenomeno di un Paese che piano piano vede scivolar via i suoi piu'intraprendenti abitanti e'tutt'altro che nuovo. E'successo e succede da decenni in Sudamerica, nell'Est europeo, per non parlare di altre migrazioni. Ma quando dal piccolo imprenditore veneto al grande banchiere milanese, dal piccolo borghese al pensionato tutti vagheggiano di trasferirsi all'estero, il fenomeno merita forse un approfondimento. Tempo fa, a Londra, un folto gruppo di alumni di una prestigiosa universita'italiana si sono ritrovati per discutere di economia con Martin Wolf, il noto editorialista del Financial Times. "Quanti di voi sono laureati?" ha chiesto Wolff alla sua platea. Selva di mani alzate. Tutti, ovviamente. Quanti di voi hanno un master o un Phd? Quasi tutti hanno alzato la mano."Bene - ha concluso Wolff confermando la perfidia britannica - A noi inglesi non resta che ringraziare l'Italia per aver formato cosi tanta gente che ora e'venuta a lavorare da noi".
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Il Messaggero