La 91ma edizione dell’Oscar, in programma il 24 febbraio a Los Angeles, avrà il carattere di un referendum su Netflix, il gigante dello streaming che ha collezionato...
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Netflix, e altre piattaforme come Amazon, hanno preso ad investire sempre più massicciamente nella produzione cinematografica: e questo fatto ha diviso il settore, provocato polemiche, sconvolto gli equilibri dei grandi festival come Cannes, generato nuove leggi.
Siamo infatti in presenza di un’autentica rivoluzione: i film, ormai, si possono vedere non solo nel buio di una sala ma anche sugli schermi digitali di computer, tablet, cellulari. E c’è chi, giustamente, vuole difendere a oltranza la sala che da questa “rivoluzione” rischia di venire pesantemente penalizzata se non addirittura cancellata.
E’ giustissimo, secondo me, voler preservare il luogo fisico nel quale il cinema è nato e che continua a garantire magia, rispetto, attenzione a tutti i film. Non è la stessa cosa insomma vedere “Titanic” nel buio di una sala, avvolti dai migliori effetti sonori e visivi, condividendo le emozioni con gli altri, che sul display di uno smartphone.
Ma la rivoluzione digitale, come tutte le rivoluzioni, non può essere fermata in nome di un ideale romantico o di un interesse corporativo. Tanto più che il consumo di film in streaming mantiene in vita l’industria, dà lavoro a migliaia di persone, offre a ciascun film visibilità e circolazione mondiali.
Come risolvere la questione? Incentivando la coesistenza tra sala e streaming e immaginando che la prima si trasformi in qualcosa di ancora più magico ed “esclusivo”, un luogo in cui ogni proiezione assuma il carattere dell’evento. Chi vuole continui a vedere i film in casa, su uno schermo digitale. Ma chi non può rinunciare all’atmosfera unica del cinema e all’aggregazione con gli altri, dev’essere messo in condizione di trovare sale impeccabili, attrezzate, ospitali. Non è vero che lo streaming sta uccidendo il cinema: a Parigi, ad esempio, recentemente sono state aperti tre nuovi locali.
E il primo a beneficiare di questa coesistenza sarà proprio il cinema. Che, malgrado i periodi di crisi e il calo degli incassi, rimane la forma di intrattenimento preferita dal pubblico. Dovunque e comunque si vedano i film. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero