Senza sole e senza terra: la lattuga cresciuta nei container

Senza sole e senza terra: la lattuga cresciuta nei container
  NEW YORK – Mi sono trovata di recente in un ristorante a mangiare un’insalata tanto saporita, che mi è venuto spontaneo chiedere al cameriere da che...

OFFERTA SPECIALE

2 ANNI
159,98€
40€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA MIGLIORE
ANNUALE
79,99€
19€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
 
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA

OFFERTA SPECIALE

OFFERTA SPECIALE
MENSILE
6,99€
1€ AL MESE
Per 6 mesi
SCEGLI ORA
ANNUALE
79,99€
11,99€
Per 1 anno
SCEGLI ORA
2 ANNI
159,98€
29€
Per 2 anni
SCEGLI ORA
OFFERTA SPECIALE

Tutto il sito - Mese

6,99€ 1 € al mese x 12 mesi

Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese

oppure
1€ al mese per 6 mesi

Tutto il sito - Anno

79,99€ 9,99 € per 1 anno

Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
 
NEW YORK – Mi sono trovata di recente in un ristorante a mangiare un’insalata tanto saporita, che mi è venuto spontaneo chiedere al cameriere da che parte degli Stati Uniti fosse venuta. E quando mi ha detto “dal New Jersey”, ho fatto un cenno come per dire “beh, ovvio”, visto che le fattorie nello Stato al di là del fiume Hudson forniscono la maggior parte della verdura fresca alla città di New York. E invece, quella lattughina non veniva da una delle tante fattorie che danno al New Jersey il soprannome di “Garden State”, ma da una coltivazione “senza terra e senza sole”, da un container.

 
Cioé: le coltivazioni al chiuso, che una volta erano sperimentali, delle rarità un po’ da fantascienza, stanno diventando comuni, al punto che gli investitori comprano e riadattano vecchie fabbriche, vecchie scuole, magazzini, capannoni, perfino container dismessi. E qui coltivano – totalmente al chiuso – lattughe e erbe aromatiche. 

Questo tipo di coltivazione non è certo una novità. E’ la dimensione che l’impresa sta assumendo negli Usa che è nuova: una serie di start-up fondate da giovani provenienti da Silicon Valley sta diffondendosi dappertutto, da San Francisco a New York, da Chicago a Washington, perfino in uno Stato come il New Jersey famoso per la sua produzione agricola “tradizionale”.

E’ interessante notare che vari di questi giovani hanno studiato tecnologie avanzate, ma provengono da famiglie di agricoltori: sposano cioé le tradizioni familiari alla ricerca avanzata.

L’idea è di creare vegetali freschi per il consumo locale, nel rispetto dell’ambiente. Producendo localmente, infatti, si evitano le spese e l’inquinamento del trasporto. Poi, nel tenere le coltivazioni in condizioni igienicamente asettiche, si evitano contaminazioni di insetti e quindi la necessità di ricorrere a pesticidi. Le piante vengono seguite da sensori che regolano l’umidità dell’ambiente, la luce e la quandità di elementi nutritivi da rilasciare nelle vaschette di fibra di cocco in cui affondano le radici. La luce viene da illuminazione led, il cui costo è sceso tanto in questi anni da non rappresentare più un ostacolo.
 
Finora avevo creduto che questo tipo di coltivazioni dovesse necessariamente non avere sapore. Il fatto che siano coltivate senza sole, mi faceva automaticamente credere che non fossero naturali, che dovessero avere un sapore di plastica.


Invece no. Sono squisite. Non ho idea però se contengano la stessa quantità di vitamine di una pianta cresciuta al sole. Mi auguro di sì, visto che il programma di alcune di queste start-up è di spedire i container-fattoria in ogni angolo del globo che abbia difficoltà a coltivare verdura fresca, dal deserto del Sahara alle nevi dell’Alaska. 

  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero