La povertà, crescente e sottovalutata in particolare nelle Regioni del Mezzogiorno, sarebbe uno dei fattori che ha determinato il trionfo del M5S nelle recenti elezioni...
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Ma come sono andate le cose in particolare nell'anno che ha preceduto il voto? I dati Istat su povertà assoluta e relativa (entrambi basati sul concetto di "capacità di spesa") si fermano al 2016 evidenziando per quell'anno valori stabili o in leggera crescita. Ma ora, forse a sorpresa, sono arrivati da Eurostat altri numeri che segnalerebbero una vistosa inversione di tendenza. Si tratta dell'indicatore europeo di "severa deprivazione materiale", relativo alle persone che si trovano a sperimentare almeno quattro delle seguenti situazioni: non riuscire a pagare in tempo affitto (o mutuo) e utenze, a riscaldare adeguatamente la casa, ad affrontare spese impreviste, a mangiare carne o pesce regolarmente, a prendere una settimana di vacanza all'anno, non possedere una tv, una lavatrice, un telefono o una macchina. Persone insomma vivono un forte disagio rispetto a basilari esigenze di vita.
In Italia la quota di "severamente deprivati" è più alta della media europea. Nel 2017 però è scesa in modo marcato - in coerenza con l'andamento continentale - passando da 12,1 a 9,2 per cento: è il calo più forte dopo quello della Romania. L'intera Ue è al 6,7 per cento, l'area dell'euro a 5,8. Guardando ai valori assoluti il nostro Paese passa dai 7,3 milioni del 2016 ai 5,5 dell'anno successivo: circa 1,8 milioni in meno di persone in stato di bisogno. Si tratta del numero più basso dal 2010. Sono cifre provvisorie che potranno essere verificate; l'indagine europea Silc è condotta in Italia dall'Istat su un campione di 29 mila famiglie.
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Il Messaggero