Perche'la 'ndrangheta fa male al turismo

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Immaginiamo. Nella capitale di un grande paese europeo, carico di storia e di bellezza, nella strada piu' nota al turista middle class americano (ma forse perfino russo o orientale), vi viene servito un prosecco scadente, accompagnato dai seguenti stuzzichini: due grissini ammuffiti avvolti nella mortadella ghiacciata, grigiastri vegetali non meglio identificati (funghi?melanzane?), farciti in modo dubbio, due vol-au-vent che un primo prudente assaggio consiglia di abbandonare se non si vuole finire al pronto soccorso. Gli stuzzichini di un aperitivo sono il biglietto da visita di un locale che si propone come cocktail bar. Come direbbe monsieur deLa Palisse, meglio pochi, freschi, croccanti che tanti, ammuffiti, respingenti all'occhio e al palato. Ecco, a Roma, in via Veneto (ma purtroppo non solo li'), vi servono cose che anche il gatto di strada rifiuterebbe. Come mai? Un'ipotesi (sottolineo: un'ipotesi) coincide con i tanti articoli letti sul Messaggero e non solo, con la denuncia della radicale Rita Bernardini e con le inchieste giudiziarie che ogni tanto portano al sequestro di bar e ristoranti, in via Veneto e nel centro della capitale. A Roma tutti sanno (e tutti fanno finta di non sapere) che bar e ristoranti sono terreno di conquista della 'ndrangheta. Dettaglio apparentemente frivolo ma, si vedra', frivolo per poco. Direte: con tutti i danni che derivano all'Italia dalle infiltrazioni ndranghetiste, camorriste e mafiose, nella politica e nell'economia, dobbiamo preoccuparci degli stuzzichini ammuffiti? E'un dettaglio, ma conviene esserne edotti. Il danno riguardera', e gia' riguarda, tutti noi. Non solo la criminalita' organizzata allontana tutti gli investimenti internazionali. Allontanera' a breve anche i turisti. La gente viaggia e anche il piu' sprovveduto sapra' riconoscere tra un servizio curato (offerto per esempio a Parigi) e uno piu'che scadente (disponibile per esempio a Roma). il turista o anche il passante locale che per avventura si fermi in un locale gestito dalla temibile organizzazione calabrese trovera'personale di grande buona volonta" (chi scrive e'nata anche se non cresciuta in quella terra e ben conosce la tenacia, la generosita' e la dedizione dei calabresi). Buona volonta' ma nessuna cultura di moderna accoglienza. La 'ndrangheta non ha ne' l' interesse ne' gli strumenti culturali per investire e mandare i propri addetti a scuola di hotellerie a Losanna. Tutto converge a far allontanare dal bar (e dalla strada) il turista minimamente scafato. La musica, per esempio. In via Veneto la tengono a tutto volume (un mix di rock scelto a casaccio, si capisce). Potrebbe, forse, andar bene per gli aperitivi dei ragazzini sulla spiaggia, ma in via Veneto? Sul boulevard saint Germain, ai Deux Magots o al cafè' Flore, non si sognerebbero mai di rovinare l'aperitivo con un altoparlante che trasmette musica sgraziata. La gente va al caffè'per parlare. Cari assessori romani, caro ministro Franceschini: la lotta alla criminalita'organizzata non rientra nelle vostre competenze ma vi riguardano invece i danni che essa arreca al nostro turismo e al godimento di quei beni culturali che tutti (tutti) continuano a indicare come fonte primaria di riscossa italiana. Come puo'esserci turismo di qualita'a Roma (e nell'Italia dove 'ndrangheta e camorra stanno investendo) se sulla qualita' nessuno vigila? Che ne pensate?
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Il Messaggero