Leclerc all'attacco: «Dobbiamo fare meglio dello scorso anno, il sogno può diventare realtà»

Charles Leclerc in Bahrain
Un predestinato, quando non vince, scalpita. E pochi altri piloti come Charles sono nati sotto una buona stella. Lui punta sempre al massimo. Anche quando si ritrova fra le mani...

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Un predestinato, quando non vince, scalpita. E pochi altri piloti come Charles sono nati sotto una buona stella. Lui punta sempre al massimo. Anche quando si ritrova fra le mani una monoposto che di trionfare ha veramente poche chance. Questo è il principino Leclerc, prendere o lasciare. Un fenomeno che idealmente vorrebbero tutti fra i propri ranghi. Al limite come compagno di squadra di Max Verstappen, un coetaneo ancora più predestinato di lui. Fra il monegasco e l’olandese ci sono appena 16 giorni di differenza, il ragazzo di Monaco è un soffio più “piccolo”. Finora, però, nonostante questo sia il quinto anno che corre per la regina delle scuderie, i curriculum dei due non sono neanche lontanamente paragonabili. Oltre ad aver esordito in F1 quando non aveva nemmeno la patente, l’anno successivo, a diciotto primavere, Super Max è diventato in più giovane vincitore di un GP.

Ora vanta due titoli iridati consecutivi, è il favoritissimo per il terzo ed ha il record di 15 gare vinte nella stessa stagione, quella appena conclusa. Dovendo digerire questa situazione, Charles scalcia come un puledro imbizzarrito. Lui, quando si infila il casco, ha un solo target: mettersi tutti alle spalle. Una determinazione di granito, accoppiata ad un notevole coraggio e un talento smisurato, fa di Charles un campione vero, un fuoriclasse che getta sempre il cuore oltre l’ostacolo. Un approccio che non sempre è il migliore nel motorsport di vertice perché sono doti preziose anche la freddezza e il saper leggere le situazioni in modo da sfruttare al massimo tutto il potenziale disponibile. Hamilton e Verstappen, per esempio, erano simili a Leclerc quando hanno esordito, ma sono cambiati prima di cominciare a vincere. Forse fa parte dell’esperienza.

Per conquistare un titolo, a meno che non si abbia un’auto superiore (non sembra questo il caso), è necessario non lasciare per strada un solo punticino. E da questo punto di vista, per sua stessa ammissione, Leclerc può ancora migliorare. Quest’anno ha dalla sua parte anche il team principal poiché Fred Vasseur ha dichiarato che quando si è alla Ferrari bisogna puntare sempre al bottino massimo. Fred conosce bene Charles e sa come si usa. Nello stesso momento ha però messo bene in chiaro che a Maranello non ci sono prime guide per diritto divino. I galloni di capitano si conquistano sul campo a meno di non volere come compagno di squadra un’anatra zoppa. E questo Vasseur lo vuole assolutamente evitare.

Ieri a Sakhir ci sono state le ultime dichiarazioni di guerra prima dell’avvio delle ostilità (oggi alle 12,30 su Sky prime prove libere) e il principino non ha cambiato registro, anzi si sente più forte per il secondo posto dello scorso anno: «Abbiamo l’obbligo di migliorarci, ci sono le condizioni per trasformare il sogno in realtà». Charles, per il suo modo di fare schietto e irriverente, ha tanti supporter, come il re mida in Ferrari che poi è stato a lungo il capo della FIA. Un monumento dell’automobilismo. Anche se non era necessario, Jean Todt ha espresso tutto il tifo per il predestinato ed ha più di un motivo per supportare la scelta. Leclerc corre per il Cavallino, parla come prima lingua il francese come lui ed è un pilota gestito da suo figlio Nicolas come manager. In realtà, addetti ai lavori e bookmaker sono più cauti perché, per quanto si è visto finora, c’è il rischio che l’altro predestinato e campione del mondo in carica abbia ancora la monoposto migliore.

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Il Messaggero