«L'orrore... l'orrore!», sussurra Marlon Brando nel ruolo del colonnello Kurtz, poco prima di esalare l'ultimo respiro, in una delle scene più...
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Lo scrittore francese, premio Goncourt 2015 per Bussola, romanzo-fiume che racconta l'antico sentimento di amore-odio che ontercorre tra mondo arabo e Occidente, ha vissuto in Siria, Egitto, Libano, e attualmente risieda a Barcellona con la famiglia (che cerca di trattenerlo dal ripartire per il Medio Oriente), e ha aperto un ristorante libanese. La perfezione del tiro, che risale al 2013, viene pubblicato da e/o (uscita prevista fine agosto): il protagonista è un cecchino diciottenne, che - raccontando la sua storia in prima persona - costringe il lettore ad entrare nella testa, e tra i pensieri, di assassino. «Sparare è un'ottima scuola. Ti rende attento, calmo e preciso».
Il fronte si sposta repentinamente, da un punto all'altro della città e del Paese (mai nominato, ma che sembra proprio essere il Libano o la Siria); il giovane combattente si apposta sui tetti e uccide chi gli capita a tiro - civili o militari - senza rimorsi e con grandissima precisione. Vive il suo ruolo come un lavoro, ed è conscio di essere il più bravo a svolgerlo. Dopo anni di bombardamenti e di sparatorie, sua madre è ormai impazzita; così affida a una quindicenne, Myrna, il compito di assisterla. L'amore per lei, che pure potrebbe redimerlo, non riuscirà mai a emergere, e neppure a scalfire il Male che gli vive dentro: impedisce al suo migliore amico, Zak, di violentare una prigioniera, ma sembra chiedersi anche lui il perché di quel gesto; si rifiuta di continuare a torturare dei combattenti nemici, e finisce con un colpo le loro sofferenze; ma poi piange, per la prima volta, senza capire bene perché, vergognandosi un po' del suo stato. Potrebbe forse trovare un senso nei libri; ma il giovane assassino ama solo i romanzi russi: in particolare Taras Bul'ba, di Gogol, che parla di guerra e di tradimento.
"La perfezione del tiro" è una discesa agli inferi senza vie di fuga, in cui non c'è spazio per il riscatto, per la salvezza. Soltanto l'enorme attrazione per Myrna riesce a sovrastare, ogni tanto, le atrocità del conflitto. Énard riesce a costringerci a riflettere sul lato oscuro dell'essere umano, unico animale che uccide i suoi simili per il solo piacere di farlo, per il senso di potenza che ne deriva. La violenza prosegue, ineluttabile come un temporale estivo, in fondo tutto è «una carnevalata, un circo, un ballo in maschera in cui si gioca alla guerra». Ma il vero nemico, come sempre, si cela dentro di noi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero