La forza del cinema al tempo della pandemia

La forza del cinema al tempo della pandemia
Tra i settori messi in ginocchio dal coronavirus, il cinema è senz’altro uno dei più colpiti. La chiusura delle sale e il blocco dei set hanno fermato...

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Tra i settori messi in ginocchio dal coronavirus, il cinema è senz’altro uno dei più colpiti. La chiusura delle sale e il blocco dei set hanno fermato centinaia di aziende e tolto il lavoro a migliaia di persone. Ora, mentre piano piano l’Italia riapre, ci si chiede con preoccupazione che tipo di futuro aspetta la cosiddetta fabbrica dei sogni. Anche alla luce del consumo massiccio di film e serie in versione digitale che ha scandito i nostri giorni trascorsi in isolamento.

Lo streaming ha davvero ucciso la sala? E il pubblico, ormai abituato a vedere film e serie sul divano di casa, avrà ancora voglia di uscire, comprare un biglietto, condividere con gli altri le emozioni nel buio di un cinema? Ancora: quando si potrà tornare sul set, dove davanti e dietro la cinepresa si svolge un lavoro inevitabilmente promiscuo, e a che condizioni? Sono le domande che agitano moltissime persone in questo periodo.
Ma il cinema, che ha dato prova di responsabilità, resistenza e pragmatismo attraverso diverse iniziative (dall’accoglimento di Netflix nell’Anica al rilancio delle arene fino alla nuova piattaforma miocinema.it nata con il sostegno degli esercenti), è tutt’altro che arrivato al capolinea. La pandemia ha bloccato un trend positivo che, anche in Italia, prima dell’emergenza  sanitaria vedeva spettatori e incassi in aumento. E’ uno degli incidenti di percorso di un’industria che ne ha passate tante e, nel dopoguerra, ha dovuto ripartire da zero diventando però più forte e competitiva di prima, basti pensare al neorealismo e alla grande commedia italiana.

Ma di sicuro non è svanito l’amore del pubblico per i film e, dopo l’abbuffata di streaming, ci sarà il ritorno alle sale. Magari graduale, ma inarrestabile: il consumo on line ha semmai fatto aumentare la voglia del grande schermo. E soprattutto riprenderà velocemente, sia pure nel rispetto delle precauzioni sanitarie, la produzione dei film: se non altro perché le piattaforme, che grazie al lockdown hanno visto aumentare in misura stellare i propri profitti, avranno più che mai bisogno di prodotto. Senza l’industria dei sogni, il business non va avanti. E forse nemmeno il mondo. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero