96 secondi. Sarebbero un minuto e 36, ma ragionare solo con i secondi fa sembrare il dato più limitato temporalmente e quindi più funzionale al discorso. E il...
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Quattordici “bombe” che lo hanno portato a sfiorare il suo carrer high di 60 punti: si è fermato a 52, ma realizzati in appena tre quarti. Perché poi è scattato il garbage time e lo Splash brother meno pubblicizzato ha potuto rifiatare in panchina. Ma se è incredibile il numero di triple segnate da Thompson, che è tiratore formidabile ma che fino a quel punto della stagione aveva sparato dall'arco con un modesto 5/36, è ancora più incredibile un altro dato. Per l'impresa in questione la guardia dei Warriors ha tenuto in mano il pallone per soli 96 secondi. In tutta la partita. Un dato che dice molto. Soprattutto sul tipo di pallacanestro giocata da Golden State e sulla velocità di esecuzione di Thompson. Uno che, secondo dati di qualche tempo fa, tira da 3 il 64,3% delle volte sull'asse diretto ricezione-e-rilascio della palla. Senza palleggi, finte e altri fronzoli. Un'operazione che, mediamente, porta via a Klay 0,8 secondi del suo tempo. Un battito di ciglia. Nel quale Thompson riceve palla, innesca la sua meccanica di tiro e scaglia un pallone del diametro di 25 centimetri all'interno di una canestro che, a livello di diametro, è largo appena 20 centimetri in più. Ecco. Considerando tutti questi numeri, a me una partita da 52 punti con 96 secondi di palla in mano sembra una cosa davvero mostruosa. Al di là delle triple. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero