"Inviata speciale" di Jean Echenoz: metti una (improbabile) Mata Hari in Corea del Nord

Jean Echenoz
Jean Echenoz è uno dei più sofisticati scrittori francesi, celebre soprattutto per la suite di tre vite - Correre (dedicato a Zatopek), Lampi (ispirato a Nikola...

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Jean Echenoz è uno dei più sofisticati scrittori francesi, celebre soprattutto per la suite di tre vite - Correre (dedicato a Zatopek), Lampi (ispirato a Nikola Tesla) e Ravel («Una delizia», secondo Arbasino, che ammirava la capacità dell'autore di riprendere le vecchie strategie del Nouveau Roman per usarle con i criteri della Nouvelle Cuisine: «Accostamenti insoliti di ingredienti minimalissimi e raffinatissimi»). Autore misurato, certosino, capace di centellinare per anni testi di non più di cento pagine, attentissimo ai più minimi particolari narrativi e alle sfumature della lingua, da martedì torna in libreria con Inviata speciale, delicata parodia dei thriller d'azione, spy-story molto più simile a Il grande Lebowski dei fratelli Coen che ai libri di Ian Fleming che hanno ispirato la saga di James Bond.


LA PROTAGONISTA
Protagonista assoluta della nostra storia è Constance, trentaquattrenne moglie di un compositore di canzonette in crisi creativa, frangetta alla Louise Brooks e curve alla Michéle Mercier, perennemente sull'orlo di un tradimento (o di un divorzio). Su di lei si concentrano le attenzioni di un generale che non riesce a rassegnarsi alla pensione, fumatore di cigarillos Panter Tango e grande tessitore di intrighi internazionali, almeno sin dai tempi di Ben Barka. L'alto ufficiale in questione, Bourgeaud, cerca una Mata Hari per compiere una delicata missione in Corea del Nord, e quindi si rivolge al suo tirapiedi, Paul Objat, che individua subito in Constance la recluta più adeguata: «Una che non capisce niente di niente, che fa quello che le si dice e che non chiede spiegazioni. Carina, possibilmente».

Echenoz, che definisce i suoi libri machines à fiction, produce un intreccio che attinge al noir, alla commedia e ai film d'azione più scanzonati, con la passione di un maniaco del bricolage. Poiché la donna in questione va prima preparata adeguatamente, non si può che sequestrarla sotto la minaccia di un trapano pericolosamente avvicinato al faccino, per poi nasconderla in una località segreta, in una zona disabitata del Massiccio centrale. Il tono è leggero, anche quando avvengono crimini efferati o bollenti scene erotiche; e l'ironia prevale sempre, anche nei confronti dello stesso meccanismo narrativo. «Era inevitabile che un giorno o l'altro in questa storia comparisse, esplicitamente, un po' di sesso», osserva il narratore a pagina 125, così come l'autore non può far altro che notare, allorché un personaggio estrae un'arma da fuoco (poche pagine dopo), che l'evento fosse allo stesso modo, «inevitabile»; seguono le caratteristiche della «graziosa semiautomiatica tascabile» in questione.

COMMEDIA UMANA
Il marito fedifrago dell'infedele Constance, Lou Tausk, ritorna sempre nello stesso ristorante cinese, dove campeggia un enorme acquario, abitato da una carpa più grossa delle altre, «che ha un'aria minacciosa e pare detenere saldamente il potere»; ma è lui il pesce sotto tiro, quello rimasto fuori dall'acqua. Dopo la sua prima, strepitosa hit, Excessif, diventata celebre in tutto il mondo con vari adattamenti (e interpretata proprio dalla voce di Constance), Tausk si arrabatta come può, con un paroliere depresso e le royalties agli sgoccioli. Così accoglie il rapimento della moglie (e la richiesta di un riscatto) con fastidio e apprensione. La sua inviata speciale saprà comunque cavarsela, malgrado aiutanti non proprio all'altezza, commedianti inconsapevoli di una macchina sgangherata quanto perfetta.


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Il Messaggero