Sono tempi cupi per il Grinch. Talmente cupi che anche Charles Dickens, se fosse stato vivo oggi e avesse dato un'occhiata ai social network in questi giorni di...
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Perché passino le immagini di tavole imbandite come se più che la nascita di Cristo ci fosse da festeggiare la fine di una carestia; passino pure (ma con difficoltà) le imbarazzanti pose con corna di renne in testa o maglioni misto lana-sintentico dalle improbabili fantasie che dovrebbero trasmettere allegria e invece fanno sudare solo a guardarle (e fanno scorrere il dito sul feed con la stessa velocità con cui si cambia canale quando si incrocia lo sguardo di un tronista ammiccante in tv). Ma la foto davanti all'albero di Natale, magari con bambini e/o cani in braccio no. Non perché non si voglia essere partecipi della gioia altrui, per carità. Ma solo perché a quella gioia da famiglia perfetta, a quel quadretto patinato preso in prestito dalle serie tv, non ci crede nemmeno chi quelle foto le scatta. E che poi, cosa ben più significativa, le pubblica. Per fortuna, il Natale è ancora un'altra cosa. Con buona pace del Grinch.
andrea.andrei@ilmessaggero.it Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero