A che serve la Festa di Roma, che ogni anno fa piovere sull’Auditorium decine di film e star? A celebrare il cinema in tutte le sue declinazioni. Si dirà: tolti i...
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Ma la Festa di Roma ha una sua peculiarità che la rende diversa da tutte: nel momento in cui il cinema s’interroga sulla propria natura, la sala perde il suo appeal e noi possiamo ormai vedere i film sui computer, sui tablet, perfino sui cellulari, una grande kermesse rivolta dichiaratamente al pubblico serve a celebrare l’arte che, malgrado gli scandali, è ancora amatissima e necessaria.
Il cinema è vivo, altra cosa sono le miserie delle molestie e degli abusi sessuali emerse dalle cronache sconvolgenti degli ultimi tempi. Lo dimostrano la folla che accorre alle proiezioni all’Auditorium e il successo degli Incontri ravvicinati in cui le star, libere dagli obblighi di promuovere il loro lavoro, si raccontano a cuore aperto davanti al pubblico. Quest’anno abbiamo conosciuto la storia di Xavier Dolan, il regista-prodigio di appena 28 anni che a 20 si svuotò le tasche per poter girare il primo film.
Abbiamo ascoltato la confessione di Nanni Moretti che con sincerità e generosità ha rivelato di aver avuto un secondo tumore. Siamo rimasti incantati di fronte al grande Ian McKellen, l’attore inglese quasi ottantenne assediato dai ragazzini come fosse una rockstar.
La Festa di Roma ci dimostra che il cinema è vivo e più che mai necessario perché, malgrado gli scandali, riesce ancora a emozionarci.
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Il Messaggero