Ferrari, giù il cappello: doppietta in Bahrain, un grande Leclerc precede Sainz. La Red Bull ko

Charles Leclerc festeggia sulla sua Ferrari dopo il trionfo in Banrain
La Ferrari torna a vincere. Nella magica notte del Golfo fa addirittura doppietta. Erano quasi tre anni, un migliaio di giorni (910), che un pilota del Cavallino non saliva sul...

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La Ferrari torna a vincere. Nella magica notte del Golfo fa addirittura doppietta. Erano quasi tre anni, un migliaio di giorni (910), che un pilota del Cavallino non saliva sul gradino più alto del podio. Il ricordo di uno-due tutto rosso davanti a tutti si perde nella notte dei tempi. È andato tutto in modo perfetto, quello che poteva essere un allungo vincente si è trasformato in una cavalcata trionfale. A sbaragliare il campo è stato Charles Leclerc. Impeccabile. Sontuoso. A conferma che, quando ha la macchina giusta, è pronto al balzo felino. Come fece nel 2019 piegando in due gran premi consecutivi il Re Nero, su due piste da leggenda come Spa e Monza. Ieri la serata ai bordi del deserto è stata molto dolce. Pole position, vittoria e giro veloce, la firma di una superiorità netta. Mai in discussione, come riescono a fare solo i campioni alla guida della monoposto migliore.

Michael Masi non dirige più la stanza dei bottoni, eppure l’atmosfera nel finale ricordava quella della vicina Abu Dhabi solo tre mesi fa. A dieci giri dalla fine il motore Honda dell’Alpha Tauri di Gasly ha preso fuoco e al francese non è rimasto altro che accostare e saltare giù come uno scoiattolo. I commissari hanno spento le fiamme ma, visto che il problema era alla power unit, il bolide di Faenza è rimasto bloccato con la marcia ingranata. Per rimuoverlo non restava altro che attivare la “virtual safety car” e poi la vettura di sicurezza vera e propria che ha ricompattato il gruppone con le posizioni ormai consolidate. Anche stavolta, quindi, si trattava di fare un mini gran premio. Non di un solo giro come quello che ha assegnato l’ultimo mondiale, ma di una trentina di chilometri.

In questo frangente i piloti hanno avuto il tempo (chi non l’aveva già fatto prima) di montare le Pirelli soft e si trovavano tutti in parità tecnica. Al re-start Leclerc guidava la danza, davanti alla Red Bull del campione del mondo, al compagno Sainz, all’altra monoposto dei bibitari guidata da Perez ed alle due Frecce d’Argento di Hamilton e Russel. Prima del rientro della Mercedes rossa, Max si lamentava dello sterzo che, all’improvviso, si era indurito. A parte la fatica in più per curvare, la Red Bull sembrava ferita e alla ripresa delle ostilità Verstappen doveva guardarsi più dagli assalti di Carlos che di insidiare il “predestinato”. La difesa dell’olandese non durava molto, il problema si estendeva al recupero di energia e poi lo costringeva alla resa.

Secondo uno bastonato Chris Horner il problema potrebbe essere stato al passaggio del carburante visto che dopo poco anche il bolide di Checo ha alzato bandiera bianca. Il messicano si stava difendendo con le unghie dall’arrembaggio di Lewis che, pur con un macchina inferiore, non si tira certo indietro quando c’è da tuffarsi nel vuoto. A fine rettilineo, con la Stella incollata all’alettone, il motore si è spento e l’auto è finita in testacoda al momento di riaccelerare. Per il team campione del mondo Piloti è uno zero in pagella e la preoccupazione che possano esserci problemi di affidabilità ora che i giapponesi hanno cambiato «assetto partecipativo». Fino a quel momento la corsa era stata entusiasmante, con molti cambi gomme (anche tre) sull’asfalto abrasivo di Sahkir nonostante la Pirelli avesse portato le tre mescole più dure fra le cinque disponibili.

Due Ferrari, due Red Bull e due Mercedes hanno presto preso i primi sei posti, ma le vetture di Stoccarda confermavano di non tenere il passo. Così, si sono formate due coppie: Verstappen braccava Leclerc, Perez cercava di soffiare sul collo di Sainz. Nello stint iniziale il primo duello s’infiammava: il monegasco e l’olandese ribadivano di essere i migliori fra le nuove leve, sia per consistenza che per spettacolarità. Per tre giri di fila il sorpasso dell’olandese veniva puntualmente bissato dal contro sorpasso di Charles. Il messaggio chiaro e forte di non provarci e Max lo aveva recepito visto che si sarebbe accontentato del secondo posto se la sua auto non lo avesse tradito.

Carlos ha fatto una gara gagliarda, ma ha ammesso alla fine di dover lavorare ancora un pelo sulla gestione delle gomme posteriori. Cosa che il monegasco ha già in pugno. Binotto, sorridente e pacato, è salito sul podio e con l’occhiolino ha spiegato perché non si firma per un secondo posto se c’è a portata una doppietta. Il vincitore è andato oltre: «Ora andiamo a prenderci questo Mondiale...».

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Il Messaggero