I ragazzi dell'ambasciata di Berlino

I ragazzi dell'ambasciata di Berlino
Venerdi, a Berlino, nella sede della nostra ambasciata e per iniziativa dell'ambasciatore Pietro Benassi avro' il piacere di incontrare tanti giovani talenti italiani che...

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Venerdi, a Berlino, nella sede della nostra ambasciata e per iniziativa dell'ambasciatore Pietro Benassi avro' il piacere di incontrare tanti giovani talenti italiani che hanno deciso di lavorare nella capitale tedesco. I talenti che intervistero' spaziano dalla creazione di gioielli a quelle di abiti e design

L'ambasciatore Benassi e tutta l'ambasciata italian a Berlino hanno il merito di tenere vivo il contatto tra l'Italia e i tanti giovani italiani che si sono trasferiti in Germania per lavoro o per motivi di studio. Per molti e'una scelta, per molti altri una decisione motivata dalla mancanza di alternative.

E' vero, muoversi all'interno dell'unione europea oggi equivale a quel che per i nostri padri o nonni significo' lasciare il sud dell'Italia per il centro o il nord. La mia famiglia, in questo senso, e' quasi da manuale: i miei genitori si trasferirono dalla Calabria a Sabaudia alla fine degli anni '50. Mia figlia, cinque anni fa, si e' trasferita da Roma a Berlino.

Niente per cui fare un dramma: spostarsi in Germania o a Londra, per i nostri ragazzi,  equivale alla decisione presa  dai loro nonni, quando lasciarono Reggio Calabria per Roma o Palermo per Milano. Seguiamo il flusso delle cose....e del lavoro.

Il fatto e' che il flusso e' sempre e solo in una direzione. Da sud a nord. I dati offerti oggi dall'Osservatorio Statistico dei Consulenti del lavoro nello studio intitolato "Il lavoro dove c'e'.Un'analisi degli spostamenti per motivi di lavoro negli anni della crisi" confermano che dal 2008 al 2015 piu' di cinquecentomila connazionali si sono cancellati dall'anagrafe per trasferirsi all'estero. E al primo posto tra le destinazioni dei nuovi emigrati italiani c'e' la Germania. Seguita da Regno Unito e Francia.

Ad emigrare, oggi, sono i laureati. Talenti formati nelle universita' italiane che tutti noi contribuenti paghiamo. E' bello e sicuramente utile a una visione di Europa unita che tanti nostri giovani talenti contribuiscano al successo di economie europee. Ma prima o poi dovremmo porci il problema di attrarre talenti francesi, portoghesi, tedeschi, spagnoli, perche' rafforzino l'economia italiana. Avremmo da offrire una qualita' di vita che non ha confronti. Ma non sempre e certamente non ovunque.

L' emigrazione a senso unico del talento ha gia' in parte desertificato il sud dell'Italia. Possibile che non si riesca mai ad imparare dalle lezioni che la storia recente non ha mancato di impartire?


Detto cio', non vedo l'ora di incontrare i ragazzi dell'ambasciata di Berlino. A venerdi. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero