120 anni fa la morte di Lewis Carroll, il geniale autore di "Alice nel paese delle meraviglie"

Lewis carroll
È passato abbastanza in sordina, il 14 gennaio, il centoventesimo anniversario della morte di Lewis Carroll, grandissimo autore  di Alice nel paese delle meraviglie,...

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È passato abbastanza in sordina, il 14 gennaio, il centoventesimo anniversario della morte di Lewis Carroll, grandissimo autore  di Alice nel paese delle meraviglie, che in vita (non tutti lo sanno) fu anche un genio della matematica. Scrisse ben quindici libri sull'argomento, dimostrò teoremi e scoprì il cosiddetto “Regresso di Bolzano-Carroll”. Ma è ovvio che la sua fama posteriore è legata a quella di Alice, e alle sue avventure in un mondo parallelo che era fatto di assurdità e di paradossi. Seguendo il Bianconiglio, in una grande buca profonda, la bambina scopre personaggi rimasti nel nostro immaginario, come lo Stregatto (o gatto del Cheshire) che sorride come un umano, il Cappellaio Matto, la Lepre Marzolina… Tra avvenimenti straordinari e inattese peripezie, rimane inosservato un gioco matematico, all’inizio del secondo capitolo, chiaramente frutto della particolare inclinazione dell’autore. «Uffa ho perso il filo! Proverò a vedere se le cose che sapevo sono ancora al loro posto. Dunque: quattro per cinque dodici, quattro per sei tredici, quattro per sette... povera me, di questo passo non arriverò mai a venti!...»


Uno degli aspetti più controversi di Carroll è certamente la natura della sua relazione con le bambine in generale, e il conseguente sospetto di pedofilia. Di certo il libro nacque dalle gite in barca di Carroll (al secolo Charles Lutwidge Dodgson) con le figlie di Henry Liddell, il rettore di un collegio. Le storie fantastiche che raccontò loro, e in particolare a una di queste bambine, Alice Pleasance Liddell, divennero la base dell’opera successiva. Sessualità morbosa? Forse, come suggerito dalla collezione di foto e di ritratti di bambine che lo stesso Carroll possedeva, ma l'ipotesi non è mai stata suffragata da prove definitive. Di certo, nel suo atteggiamento nei confronti dell’infanzia, c’era anche amore (molto vittoriano) per la purezza e l’innocenza. L’autore di Alice nel paese delle meraviglie resta il grande tessitore di trame fantastiche che tanto ha ispirato le generazioni future. Molti fantasy odierni non sarebbero stati scritti allo stesso modo, se non fosse esistito questo libro. Non avrebbero quello stesso germe di follia che contraddistingue le opere di Carroll. Per dirla con lo Stregatto: «Qui siamo tutti matti». A volte può essere un vantaggio. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero