Morlupo, la missione di Andrea: «Stanare e salvare tutti i calabroni»

Andrea Lunerti, di Morlupo. mentre libera un comignolo da un nido di calabroni
Almeno trenta interventi l’anno a Morlupo, in altri centri della provincia di Roma e anche nella Capitale. Andrea Lunerti, morlupese, 51 anni, è spesso chiamato per...

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Almeno trenta interventi l’anno a Morlupo, in altri centri della provincia di Roma e anche nella Capitale. Andrea Lunerti, morlupese, 51 anni, è spesso chiamato per liberare cantine, canne fumarie, sottotetti dai pericolosi nidi di calabroni. Ma la particolarità di Andrea, esperto e amante di animali, e che i calabroni non vengono uccisi ma “salvati” con uno speciale macchinario da lui stesso inventato. «Non sempre ci si riesce – dice – soprattutto quando si trovano all’interno delle canne fumarie: lì è molto difficile salvarli e in pochi sopravvivono, ma la maggior parte sì. Spesso riesco a prelevare il nido intero e a metterlo in uno speciale contenitore, altre volte utilizzo una sorta di aspiratore che mi sono costruito da solo: gli insetti vengono aspirati in un tubo e cadono in una speciale rete».


Una volta salvati, con l’aspiratore o nel contenitore, i calabroni vengono portati in aperta campagna, lontano comunque dai centri abitati per proseguire il loro ciclo riproduttivo. Lunerti interviene con una speciale bardatura per evitare le punture degli insetti, che sono molto più violente di quelle delle vespe perché i calabroni hanno il pungiglione molto più lungo. Oltre al casco, simile a quello degli allevatori di api, Andrea indossa anche occhiali protettivi: «I calabroni possono avvicinarsi alla rete e riescono ad iniettare il veleno negli occhi, una puntura dolorosissima».

Ma perché salvare questi insetti che sembrano essere solo fastidiosi e pericolosi? Innanzitutto perché Andrea gli animali li ama proprio tutti: giorni fa ha salvato un piccolo cinghiale intrappolato in un tombino, ed è rimasta “epica” la vicenda del pellicano capitato nel giardino di una villa e salvato proprio da Andrea. Un altro cinghiale piccolissimo è stato allattato da Lunerti con il biberon. Ma nel salvataggio dei calabroni c’è anche un altro motivo concreto: i calabroni sono utilissimi. «Oltre a contenere il numero delle mosche e dei tafani – dice – insetti dei quali si nutrono. I calabroni sono necessari nella produzione del vino. Trasportano infatti dei lieviti che servono per il ciclo di fermentazione dell’alcol. Senza i calabroni non potremmo fare l’aperitivo o brindare alle feste».

 

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Il Messaggero