Ciò che non è vietato, è permesso? E, soprattutto, questa regola vale anche per ciò che mangiamo? L’interrogativo, più che lecito, non...
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La proposta di legge (la firma il pentastellato Carmelo Massimo Misiti) nasce per colmare un vuoto giuridico. Infatti, il regolamento per la vigilanza sanitaria delle carni, stabilisce che «la macellazione è consentita solo nei pubblici macelli e, a riguardo, si riferisce solo ai bovini, bufalini, suini, ovini, caprini ed equini. Quindi, si possono mangiare il manzo, il bufalo, la mucca, il toro, il maiale, il cinghiale, le capre, gli agnelli, le pecore e i cavalli». «Il regolamento – fa notare Misiti nella relazione alla pdl – tuttavia, non fa riferimento ai leporidi e, se dovessimo ritenere l’elenco chiuso, non sarebbe legale mangiare coniglio e, allo stesso modo, dovrebbe essere vietato mangiare galline e polli».
La conclusione è che «non esistono norme che regolano le modalità di macellazione e di conservazione, ai fini della vendita, delle carni di cane e di gatto». Da qui quella che potrebbe essere definita legge salva-gatti (e cani). Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero