Se la pubblicità è l'anima del commercio, la singolare quanto discutibile iniziativa adottata da una organizzazione di safari dedita alla caccia grossa, ne...
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Drago di Komodo esce dal mare con la testa nel guscio di una tartaruga
Con soltanto un documento di identità, il gioco è fatto. E allora, basta la supervisione di un genitore e l'esperienza del ranger di turno per imbracciare un fucile di precisione, appostarsi e fare fuoco ad una delle quaranta specie animali che aspettano di essere impallinate. Fatto questo, arriva la parte più complicata: quella delle foto di rito. Mettere in posa un animale morto che più morto non si può, non è affatto impresa facile. Soprattutto se quell'animale, sia esso una zebra, un antilope o addirittura un bufalo, pesa diversi quintali. A quel punto, la professionalità dell'organizzazione, entra di nuovo in scena. Lo fa così bene che quella carcassa ancora calda, sistemata a fianco al bambino, sembra sorridere. Già, tutto finisce con una bella risata. Quella del povero bambino che imbraccia ancora il fucile e quella degli orgogliosi genitori che non stanno più nella pelle. Proprio come quell'animale ucciso al quale, tra poco, oltre alla vita toglieranno anche quella.
Vacanze a ufo: a caccia di alieni in giro per il mondo Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero