Le immagini dell'inchiesta sono appena state pubblicate e già stanno facendo discutere. Girate in Grecia, dentro gli allevamenti di pesci, svelano cosa si nasconde...
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Pesce d’allevamento, la qualità azzera le false accuse
Così, assieme alle riprese delle condizioni di vita dei pesci, stipati all'inverosimile all'interno di quelle specie di enormi gabbie circolari che facilitano la proliferazione di batteri e parassiti, si scopre che gli antibiotici vengono somministrati assieme al cibo. Che quegli antibiotici e gli antiparassitari, vengono assimilati da tutti gli esemplari indistintamente data l'impossibilità materiale di distinguere tra pesci sani e malati. Con quasi 18 chilometri di costa occupati, la distesa degli allevamenti sembra infinita. Ma non finisce quì. Perchè quelle spigole e quelle orate, imbottite di farmaci e non proprio in ottima salute che continuano a nuotare in tondo per anni, alcuni esemplari risultano essere lì dal 2014, in buona parte sono destinati al nostro Paese. "Solo nel 2016, viene sottolineato da Essere Animali, l'Italia ha importato circa 64mila tonnellate di orate e spigole. Di queste, circa 40mila direttamente dalla penisola ellenica". Vale a dire che "un'orata o una spigola su due, in vendita nelle pescherie e nei supermercati, arriva dagli allevamenti greci".
Quanto deve vivere in quelle gabbie, un esemplare per arrivare a pesare un paio di chili e fare bella mostra di sè sul bancone? Non meno di 5 anni con chissà quante dosi di medicinali assunti. Nemmeno la morte, per quei pesci, arriva in maniera indolore. Nelle drammatiche immagini, sono documentate le tecniche adottate. Tecniche che l'Organizzazione Mondiale della Sanità Animale (OIE) considera inadeguate. I pesci, infatti, senza stordimento vengono semplicemente gettati in enormi secchi pieni di acqua e ghiaccio dove, per morire, impiegheranno anche ore. Un metodo inaccetabile e purtroppo non esclusivo di quel Paese. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero