Era stata caturata nel 1968. All'epoca, aveva 4 anni. Da allora, aveva vissuto sempre dentro una vasca così grande da sembrare una tinozza. La vita di Amity, la...
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Tartaruga marina uccisa dai dischetti di plastica: l'emergenza in mare continua.
Eppure, alla fine degli anni sessanta, nel momento della cattura, pare che nessuno si fosse accorto di aver catturato un animale diverso dai soliti delfini, di quelli che "sembra che ridono". Soltanto successivamente, qualche occhio più arguto, deve essersi reso conto della caccia fortunata. Un esemplare di delfino così strano, avrebbe potuto fruttare parecchio. All'epoca, di quegli strani esemplari, non si conosceva un granché. Rari e schivi già allora, erano difficili da incontrare anche in acque ricche di vita come quelle australiane.
Una volta in vasca, gli addestratori avevano cercato di farla sentire a casa. La osservavano, cercavano di capire quale fosse la sua natura, la nutrivano. Le osservazioni, poi, si erano fatte più incessanti dal momento stesso nel quale era stata inserita con i tursiopi. Da lì in poi, addestramento e spettacoli per il pubblico pagante.
Successivamente, le sarebbe toccata anche l'emozione (per i visitatori) del bagnetto con il pubblico prenotato.
Lei e i suoi cugini, tutti a mollo insieme. Insomma, un programma intenso che si ripeteva quasi quotidianamente e che non sembrava finire mai. Di rivedere l'oceano, però, neanche a parlarne. Amity, era l'unica della sua specie nel fantasmagorigo Sea World Gold Coast australiano. Anzi, l'unica della sua specie ad essere detenuta al mondo. Era sola, Amity. E alla fine, sola, è morta. Ormai vecchia e stanca, se n'è andata. C'è chi dice che ora, finalmente, sia libera, chissà. Forse è tornata a nuotare nel suo oceano. Forse è tornata a casa.
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Il Messaggero