Tutti ricordano la strana invasione dei dischetti di plastica che, nel marzo dello scorso anno, aveva interessato buona parte delle spiagge del Tirreno centrale. ...
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C'erano voluti giorni e giorni di indagini, prima che il mistero di quella incredibile comparsa venisse risolto.
Le indagini, avevano portato le autorità a setacciare anche le aree del fiume Sele, in Campania, dove era stata accertata una enorme quantità di filtri, i celeberrimi dischetti, e la struttura responsabile della fuoriuscita.
Incalcolabili, si era detto allora, i potenziali rischi per l'ambiente che quella dispersione in mare avrebbe potuto causare.
Nononostante le raccolte e la pulizia delle spiagge interessate dal fenomeno, organizzate anche da volontari e gente comune, sarebbe stato pressochè impossibile riuscire a raccoglierli tutti.
E così è stato. Tanto che, le prime vittime tra gli esemplari della fauna marina, non si erano fatte attendere.
Pezzi di plastica come quelli, infatti, in mare possono essere scambiati per succulenti bocconcini da chi, della plastica, non conosce nemmeno l'esistenza.
Ancora oggi, a distanza di quasi un anno, un nuovo caso di morte tra gli animali marini, legato a quei filtri, è stato drammaticamente registrato.
In una tartaruga marina, morta a Sapri, nel salernitano, di quei dischetti ne sono stati trovati ben sette.
Un numero importante che ha significato la morte per quella tartaruga. Un numero tragico che sta a rappresentare quanto siano ancora presenti nel delicatissimo ecosistema marino.
Minaccia silenziosa e letale per tutte le creature del mare per chissà quanto tempo ancora.
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Il Messaggero