Test sugli animali, la Commissione Salute dei Lincei: «Sono necessari in medicina, noi penalizzati dallo stop». Lo stop ai test animali, previsto dal...
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Lincei: «Urgente la rapida eliminazione del decreto che blocca i test». Non solo mancanza di fondi, la ricerca italiana è danneggiata dal decreto legislativo 26/2014 relativo ai test sugli animali: lo rileva in un documento la Commissione Salute dell'Accademia Nazionale dei Lincei, che «ritiene necessario e urgente sollecitare al governo la rapida eliminazione del decreto» che li blocca.
Per i Lincei, si legge inoltre nel documento, «a sei anni dalla sua approvazione, questo decreto continua a danneggiare molteplici aspetti importanti della nostra ricerca scientifica, per esempio rendendo difficile la collaborazione con colleghi stranieri di prestigio, necessaria per ottenere fondi europei; scoraggiando il rientro da altri Paesi dei ricercatori italiani più brillanti; rendendo impossibile la presenza in Italia dei laboratori preclinici delle industrie farmaceutiche multinazionali».
Il documento rileva che sui test animali «gli altri Paesi europei hanno accettato il regolamento promosso dall'Unione (Direttiva 63/2010) in cui sono state fissate condizioni analoghe per tutti. L'Italia purtroppo non si è adeguata alla direttiva, rispondendo con il decreto legislativo 26/2014». Quest'ultimo, si legge ancora nel documento, «ha introdotto condizioni restrittive che, di fatto, costringono i ricercatori italiani ad operare in condizioni assai svantaggiate rispetto ai colleghi stranieri». In particolare le condizioni italiane impongono «la moltiplicazione dei controlli necessari per l'approvazione dei progetti di ricerca. Basti pensare che, anche per l'impiego di un singolo topo, è necessario riempire questionari e descrivere minuziosamente il protocollo di ricerca che deve poi passare attraverso quattro Comitati di valutazione».
Previsto in Italia anche il pagamento di una tassa: «per ogni progetto, infatti, è divenuto necessario il pagamento preventivo di una somma significativa, che alla fine risulterà sottratta al finanziamento della ricerca».
Il Messaggero