Medico dei carabinieri da quattro mesi in prima linea contro il Covid

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La corporatura esile, nasconde una macchina da guerra: 4 mesi di lavoro ininterrotto con due sole tranche di 15 giorni per stare accanto al marito e alla figlia di 8 anni. Un...

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La corporatura esile, nasconde una macchina da guerra: 4 mesi di lavoro ininterrotto con due sole tranche di 15 giorni per stare accanto al marito e alla figlia di 8 anni. Un medico civile come tanti si potrebbe dire ma con un dna da carabiniere, capace di stare rinchiusa in una stanza di un albergo senza uscire neppure per andare a fare la spesa, per evitare contaminazioni con la popolazione e lavorare senza battere ciglio dal lunedì al sabato per fare tamponi ai civili.

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L’Aquila, e più in generale la provincia tutta, avrà ancora per due settimane un “eroe” donna. Si chiama Valentina Savoia, 44 anni, nata a Glasgow (Scozia) figlia di un diplomatico, ma romana di adozione. Il tenente Savoia prima si sedersi sul divano e concedere l’intervista nell’ufficio del comandante provinciale, il colonnello Nazareno Santantonio, ha appena terminato di eseguire 173 tamponi alla popolazione, 1.900 tamponi nell’ultima settimana nel solo drive through di Preturo, uno dei tre in provincia dell’Aquila e che insieme a quello di Vasto e Campobasso rappresentano gli unici presidi nazionali messi in campo dall’Arma dei carabinieri per l’effettuare dei tamponi.

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«Un anno fa nel pieno del lockdown – ha detto il tenente specialista fisiatra – non avrei mai immaginato di indossare una divisa. Quando l’Arma mi ha dato la possibilità di fare il concorso per accedere in via d’urgenza (a tempo determinato) nel ruolo medico, non ho avuto alcuna esitazione; il mio scopo è quello di aiutare la popolazione. Di qui la scelta di sospendere la mia attività di ricercatrice in libera professione, all’ospedale Bambino Gesù di Palidoro, a Fiumicino, in provincia di Roma per accedere prima alla Legione Lazio dei carabinieri e poi alla missione “Igea” che mi ha portato a lavorare nei tre drive through dell’Arma in provincia». Un medico ufficiale dell’Arma che dall’inizio del suo trasferimento all’Aquila non ha mai abbandonato il territorio, rinunciando alla famiglia e vivendo in una sorta di clausura in un albergo della città convenzionato con l’Arma con brevi contatti con una collega, anche lei donna, nel rispetto rigoroso delle norme anti contagio prima di restare l’unico rappresentante donna in divisa. Dai bambini, anche disabili, i ricordi più belli e gratificanti per il tenente Savoia, «arrivano un po’ impauriti ma vanno via regalandoti sorrisi». Alla domanda finale sul proprio futuro, Valentina Savoia non ha dubbi: «Assolutamente sceglierei di restare nell’Arma se potessi avere la possibilità di farlo».
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Il Messaggero