Scossa di magnitudo 4.4 vicino a Capitignano: l'analisi degli esperti

Scossa di magnitudo 4.4 vicino a Capitignano: l'analisi degli esperti
L'AQUILA - Una scossa di terremoto di magnitudo 4.4, la più forte localizzata sul territorio abruzzese dall'inizio dell'ultima grave crisi sismica, ovvero...

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L'AQUILA - Una scossa di terremoto di magnitudo 4.4, la più forte localizzata sul territorio abruzzese dall'inizio dell'ultima grave crisi sismica, ovvero dal 24 agosto, è stata avvertita ieri in tutta l'alta valle dell'Aterno, nell'Aquilano, in alcune zone del Teramano. L'epicentro a due chilometri da Capitignano e a quattro da Montereale, in un'area che da giorni stava rilasciando eventi di più bassa magnitudo. La scossa si è verificata alle 17.14 ed è stata seguita da diverse repliche. «E' stata avvertita forte, c'è stata tanta paura dice il sindaco di Capitignano Maurizio Pelosi -. Non ci sono segnalazioni di danni. Noi dal 24 agosto siamo in allerta. Abbiamo una struttura antisismica comunale che è ancora aperta e che sarà utilizzata».

Dei rischi connessi all'area si è diffusamente parlato dopo l'avvio della crisi sismica. Anche la commissione Grandi rischi aveva espressamente citato la zona di Montereale come una di quelle potenzialmente pericolose perché limitrofa alla struttura che ha generato le grandi scosse Amatrice e poi Norcia. Che cosa possa rappresentare il 4.4 di ieri sera è impossibile da dire. Bisognerà attendere l'evoluzione della situazione. Di certo è indispensabile assumere ogni possibile precauzione.

IL QUADRO
Il Messaggero mette a confronto le opinioni di due studiosi che danno letture piuttosto differenti: il geologo universitario Antonio Moretti e il sismologo dell'Ingv Gianluca Valensise. «La scossa dice Moretti - è all'estremità della frattura. E' abbastanza normale che continuino queste scosse di assestamento. Non credo che possa dare luogo a eventi più forti, nel senso di disastrose, perché la struttura dell'Aquila ha già fatto il suo dovere nel 2009. Siamo sempre lì: ancora la vedrei come assestamento della rottura principale Amatrice-Norcia, all'estremità dello strappo dei pantaloni. Se L'Aquila non avesse avuto il 2009 mi sarei preoccupato molto. Per questo, con grande probabilità, l'energia della nostra porzione di crosta credo sia calmata».


«Non c'è moltissimo da dire a questo livello dice invece Valensise Siamo alcuni chilometri più a sud del limite meridionale della sequenza cominciata il 24 agosto e qualche chilometro più nord della scossa del 9 aprile 2009, di magnitudo 5.4, che avvenne tre giorni dopo il mainshock dell'Aquila. All'epoca passò piuttosto inosservato: si trattò di una forte replica, ma piuttosto fuori zona rispetto alla sequenza aquilana che si sviluppò a sud-est della città. Siamo in un corridoio piuttosto silenzioso negli ultimi decenni, senza forti terremoti storici. E quindi non possiamo assolutamente escludere che ci sia un potenziale inespresso. Un 4.4 di per sé non significa nulla di trascendentale, ma è chiaro ormai che la zona è attivata in tutti i modi: era già sulla direttrice dell'Aquila, adesso è stata stimolata dai terremoti più recenti. Credo che sia corretto interpretarla come struttura indipendente. Quello che si potrebbe argomentare è che forse questo 4.4 non ci sarebbe stato senza i terremoti che si sono susseguiti dal 24 agosto e dunque rientra in un periodo di attivazione complessiva della regione. E' la zona del 1703? Quella del 2 febbraio fu leggermente più a sud-ovest, verso il Tirreno».

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Il Messaggero