Con un picchetto di carabinieri in alta uniforme stanno per aprirsi a Rigopiano le celebrazioni in ricordo delle 29 vittime della valanga che, tre anni fa, si è...
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La giornata è iniziata con una una commemorazione privata, riservata ai soli familiari delle vittime. Qui, sul versante dove sorgeva l'hotel inghiottito dalla valanga il 18 gennaio 2017, oggi c'è il sole che ha quasi disciolto la neve caduta nei giorni scorsi. Il totem, realizzato sull'insegna della struttura, quella rimasta intatta, conserva le foto di Marco Tanda, della sua fidanzata Jessica Tinari, di Emanuele Bonifazi, di Linda Salzetta, di Ilaria Di Biase, di Cecilia Martella, di Alessandro Giancaterino, di Valentina Cicioni e di tutti gli altri rimasti per sempre all'ombra delle montagne di Farindola. Un anziano passa, bacia la foto di Marco Vignarelli e Paola Timmasini, anche loro morti qui.
Don Luca, il parroco che ha presenziato alla cerimonia, ha appena fatto capolino in strada dove una folla di cittadini attende i familiari. Un fiore è stato posato nei punti dove sono state rinvenute le vittime.
Nel pomeriggio sono salite sul palco del palazzetto dello Sport di Penne, dove è in corso la commemorazione, le mamme delle vittime di Rigopiano. Attraverso una di loro, Paola, madre del receptionist del resort Emanuele Bonifazi, è stata letta direttamente al ministro della Giustizia Alfonso Bonafede, seduto in prima fila, la lettera a lui indirizzata. «I nostri 29 angeli non li ha uccisi la neve - inizia la donna in lacrime - ma la noncuranza e
l'incapacità dell'uomo. Sono stati abbandonati lassù ad aspettare la morte e a noi hanno dato l'ergastolo, costretti a star dietro a un processo che chissà quanto durerà. Non è questa l'Italia che vorremmo. Noi pretendiamo giustizia e la chiederemo finché viviamo. Rigopiano è stata una vergogna». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero