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«Stringi la cintura, resta senza respirare il più a lungo possibile». Sulla rete ci sono i video, c’è una chat con l’hashtag #BlackoutChallenge. E la sfida a trattenere il fiato più degli altri concorrenti potrebbe essere costata la vita a uno studente di 16 anni che si è strangolato con la cintura dei pantaloni. Antonio, nome di fantasia, venerdì notte, era davanti al computer, con il cappio al collo, agonizzante. A fare la scoperta è stato il fratello di 12 anni. La Procura ha aperto un’inchiesta per accertare se la morte sia “figlia” di gesti estremi diffusi sui social.
Mezzanotte della vigilia di Pasqua a Roseto degli Abruzzi. Lo studente, figlio di genitori romeni (padre operaio, madre casalinga, perfettamente integrati nella comunità locale), anche se lui è nato in Italia, è nella sua cameretta, mentre i tre fratellini più piccoli e i genitori sono in salotto a guardare la televisione. Il fratello di 12 anni, che condivide la stanza con lui, entra e vede Antonio esanime con la cintura stretta al collo: il bambino si mette a urlare e avverte il padre e la madre che allertano i soccorsi.
IL PROFILO
Il sedicenne era uno studente modello, sportivo, con tanti amici. Escluso subito il movente del bullismo, perché Antonio era rispettato dai suoi compagni di classe e di scuola, quindi senza nessun problema apparente. Frequentava l’indirizzo informatico di un istituto superiore cittadino. Bravissimo sul web, era più che una promessa della tecnologia. Amava la programmazione ma non i giochi online. Conosceva il challenge “Blackout”? Per ora nessuno lo sa. La notizia della scomparsa del giovane ha scosso tutta la comunità rosetana e non solo. Lo studente frequentava il terzo anno della scuola superiore. «Ovviamente siamo tutti increduli e sconcertati - ha dichiarato la preside Daniela Maranella - nell’apprendere una vicenda così tragica e soprattutto relativa a uno dei nostri migliori studenti».
ATTIVITÀ
Poi la dirigente ha detto di aver parlato con tutti gli insegnanti del sedicenne e tutti l’hanno descritto come un giovane meraviglioso che non mostrava alcun tipo di difficoltà, nell’apprendimento e nella socializzazione. Ha aggiunto che, oltre alle normali attività scolastiche, nel pomeriggio partecipava anche ad attività extracurriculari per accumulare più crediti formativi. A scuola, insomma, nessuno crede al suicidio. A meno che sia stato indotto, e questo sarebbe un gravissimo reato. «Antonio però era uno con la testa sulle spalle, difficile che si sia fatto influenzare dai social» raccontano i professori. «Con profondo sgomento ho appreso ieri notte, al termine della processione della Via Crucis, la tremenda notizia che ha colpito il cuore della nostra comunità. Un giovane, un adolescente, un figlio della nostra Città che ha scelto di togliersi la vita», ha dichiarato il sindaco di Roseto Mario Nugnes. Si valuta la possibilità del lutto cittadino nel giorno del funerale.
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