Il questore vieta il funerale rom con cavalli, carrozza, banda e petali di fiori

Arcangelo Di Rocco
Erano previsti cavalli e carrozza, banda musicale e petali di fiori: un funerale, insomma, secondo la tradizione Rom, che fosse adeguato all’addio a un capo famiglia:...

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Erano previsti cavalli e carrozza, banda musicale e petali di fiori: un funerale, insomma, secondo la tradizione Rom, che fosse adeguato all’addio a un capo famiglia: Arcangelo Di Rocco, ottantotto anni, però ha dovuto rinunciare alla tradizione per il suo ultimo viaggio. Il questore di Sulmona (L'Aquila), infatti, ieri ha vietato alla famiglia di "spettacolarizzare" la celebrazione, impedendo di utilizzare mezzi di trasporto che non fossero carri funebri a motore, il ricorso ad una banda musicale in movimento ("esclusivamente in forma statica, soltanto nelle immediate adiacenze della chiesa e per la sola esecuzione di brani funebri") e percorrendo i percorsi più brevi tra la abitazione di via L’Aquila e la vicina chiesa di San Giovanni Evangelista in via Cappuccini. E poi subito al cimitero per la tumulazione, senza deviazioni e sorprese.


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I motivi, ha spiegato il questore, sono stati di ordine pubblico: «Gli atti d’ufficio da cui si evince l’appartenenza del signor Di Rocco Arcangelo ad un gruppo parentale resosi nel tempo responsabile di reati contro il patrimonio e la persona nel territorio peligno – scrive il questore – il trasporto della salma in forma pubblica e solenne potrebbe ingenerare nella cittadinanza forme di tensione, preoccupazione e dissenso, con possibili turbative dell’ordine pubblico e pregiudizio per la sicurezza pubblica». Non solo: «Non può escludersi – aggiunge il questore – che durante il trasporto della salma possano avere luogo fenomeni di spettacolarizzazione dell’evento o forme di adesione indotta al lutto, ad opera di componenti del gruppo parentale di appartenenza del deceduto, con conseguenti effetti negativi sulla comunità locale e sull’ordine pubblico».


Un provvedimento che ha suscitato le proteste dei familiari del defunto, secondo cui l’imposizione del questore ha leso un loro diritto e impedito di praticare un rito funebre della loro tradizione. Non è d’altronde la prima volta nella provincia che il questore adotta un provvedimento così restrittivo: qualche giorno fa era toccato infatti ad una famiglia, sempre di etnia Rom, residente ad Avezzano. Una linea che ha fatto molto discutere, anche al di fuori della comunità Rom di Sulmona dove, d’altronde, le famiglie “nomadi” sono in realtà stanziali e integrate da anni.  Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero