Inchiesta sui puntellamenti, Tancredi chiedeva soldi per il suo silenzio tra gli investigatori anche «Ultimo»

La conferenza stampa
L'AQUILA - «Potevo dire tante cose alla magistratura e non le ho dette, per questo ti chiedo un aiuto economico». Questa, in sintesi, una delle richieste di denaro fatte da...

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L'AQUILA - «Potevo dire tante cose alla magistratura e non le ho dette, per questo ti chiedo un aiuto economico». Questa, in sintesi, una delle richieste di denaro fatte da una delle figure di spicco dell'indagine, l'ex consigliere comunale di centrodestra Pierluigi Tancredi, arrestato e posto ai domiciliari, svelate dal sostituto procuratore Antonietta Picardi nell'ambito della nuova inchiesta sulla ricostruzione dell'Aquila, denominata 'Redde rationem' e collegata a quella 'Do ut des' del gennaio 2014. «All'epoca dei puntellamenti aquilani ci fu un pactum sceleris tra imprenditori e quello che all'epoca era un rappresentante politico. Attualmente chiede pagamento per il suo silenzio con la magistratura», ha detto il pm in riferimento a Tancredi del quale non pronuncia il nome definendolo ex politico. Il pm ha spiegato che «se avesse rivestito ancora un incarico pubblico sarebbe stata concussione, ora si configura invece la tentata estorsione». Tancredi dopo essere stato eletto dopo il sisma fu nominato consigliere delegato per la ricostruzione beni culturali, poi dimessosi dall'incarico in seguito alle polemiche, e successivamente anche da consigliere comunale. Picardi ha ricordato la parabola del Vangelo di Luca dove si «chiede conto» appunto a un amministratore infedele per spiegare l'origine del nome dell'indagine.


Le indagini sono state svolte anche da Ultimo, l'ufficiale dei carabinieri che arrestò Totò Riina. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero