I due ragazzi precipitati ieri sul Gran Sasso in comune avevano il paese di origine, Corfinio, la famiglia, perché erano tra loro cugini, ma soprattutto la passione per la...
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«Due forze della natura - ricorda Luca Fluttuante, istruttore di arrampicata nella palestra del quale i due erano cresciuti - al pieno delle loro energie. Si allenavano con costanza e impegno, erano molto motivati soprattutto in esterna». La loro era una passione che andava oltre ogni impegno e ogni distrazione: «Rydzard era uno di quelli che il sabato sera ad un certo punto toglieva le tende, senza bere neanche un bicchiere di birra - racconta Fabiola, una sua amica - perché il giorno dopo doveva andare ad arrampicare o in montagna e non c’era distrazione che tenesse o lo tentasse. Un ragazzo pieno di vita, desideroso di conoscere, amante dei viaggi e che si divideva senza risparmiarsi tra l’attività di famiglia e i suoi studi all’Aquila».
Rydzard era iscritto a fisioterapia nel capoluogo e quando poteva dava una mano nell’azienda di carni della famiglia, senza rinunciare ai suoi sogni: era appena tornato da un viaggio in Australia di sei mesi, dove aveva lavorato nelle piantagioni e fatto altri lavoretti, con il solo fine di sostenere le spese per scalare le falesie australiane. Una passione per lo sport che è di famiglia, con il fratello Emidio già vice campione del mondo di Muaythaitv e oggi in polizia. Con Andrea Antonucci usciva costantemente in montagna, non appena si presentava l’occasione: le domeniche e i festivi, in particolare, come ieri, quando entrambi si ritrovavano al paesello. Andrea Antonucci lavorava fuori dall’ Abruzzo, infatti: ingegnere meccanico si era laureato al Politecnico di Milano e aveva già avuto, nonostante l’età giovane, diverse esperienze importanti, tra cui in Ferrari. A Corfinio, dopo la morte dei genitori, era rimasta la sorella che lavora in prefettura, ma anche tanti amici e cugini, con cui si incontrava spesso nei giorni di pausa, ritagliando sorrisi e tempo, tra un’escursione e l’altra.
«Due bravissimi ragazzi, al di là della retorica che può essere usata in queste occasioni - commenta il sindaco di Corfinio, Massimo Colangelo - due giovani di una comunità che si sta impoverendo per l’emigrazione, che a Corfinio erano molto legati, l’uno dando una mano all’azienda di famiglia e l’altro tornando appena gli era possibile. Una notizia e un incidente che ha avuto un impatto devastante sulla nostra comunità, che ha spento queste feste di Natale. Proclamerò il lutto cittadino non appena, eseguite le verifiche medico-legali, sarà fissato il giorno del funerale». Una stagione da dimenticare per le montagne abruzzesi che solo nell’ultimo mese ha registrato sei morti in quota: tra questi, oltre ai due giovani di Corfinio, un’altra vittima peligna, quella di Fabio Ciccone, il cinquantunenne di Sulmona, maresciallo dei carabinieri a Castel di Sangro, che il primo dicembre scorso morì sulla Maiella. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero