Riparte da Tiziana ed Errica il bar Mascitti dove tutto è nato e dove tutto sta ricominciando. In mezzo quasi tre mesi a combattere con il «nemico...
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
OFFERTA SPECIALE
Tutto il sito - Mese
6,99€ 1 € al mese x 12 mesi
Poi solo 4,99€ invece di 6,99€/mese
oppure
1€ al mese per 6 mesi
Tutto il sito - Anno
79,99€ 9,99 € per 1 anno
Poi solo 49,99€ invece di 79,99€/anno
Chi non c'è più è Maurizio, la sua morte è ancora avvolta dal mistero. Nessuno sa come sia stato contagiato. La sorella Errica dice che non usciva quasi mai da Villa Caldari, che era un po' il suo mondo, e che l'ultima volta che è andato fuori è stato l'anno prima. Il suo decesso è ancora tutto da chiarire, forse una morte che si poteva evitare e per questo, su denuncia della famiglia, è stata disposta l'autopsia, i cui risultati non sono ancora noti. «Un infarto? Non credo - racconta la sorella - Maurizio quel giorno si sentiva molto stanco, ma non aveva febbre, la saturazione era buona, ma non l'hanno voluto ricoverare e qualche ora dopo è morto a casa». Era il 5 marzo. Maurizio aveva solo 57 anni, era sempre stato un uomo forte e senza gravi patologie se si toglie il diabete mellito, come ce l'hanno in tanti, e qualche chilo in più. Qualche ora dopo, il tampone post mortem disse che era positivo. Fu uno choc per la famiglia: il dolore per la perdita improvvisa di Maurizio si mischiò all'incredulità per quel contagio ancora misterioso. Ma così era. Maurizio Mascitti divenne il primo morto di Covid-19 dell'Abruzzo, una delle 33.475 vittime in Italia, che oggi 2 Giugno ha voluto ricordare il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, nella sua visita a Codogno.
LEGGI ANCHE Coronavirus, un mese fa il primo morto a Ortona: il mistero del contagio
Passarono giorni durissimi: bar chiuso, tutti in isolamento, mamma e sorella di Errica ricoverate in condizione gravi, i ladri che il 19 marzo svaligiarono il bar. «Rubarono tutto, caramelle, gelati, liquori, sigarette, i soldi in cassa - racconta Errica - Noi eravamo in quarantena, non ci potevamo muovere». Poi arrivò anche la zona rossa, Villa Caldari fu sigillata, quel barlume di vita che ancora c'era fu spazzato via. I risultati del campionamento a tappeto (700 tamponi) e i test sierologici, fatti alla fine dell'emergenza, diranno cosa è successo veramente in questa piccola frazione che si trova in una delle zone di mare più belle d'Italia.
LEGGI ANCHE Coronavirus, in Val Fino meno contagi: revocata la zona rossa
La famiglia Mascitti pian piano si rialza, guariscono la mamma 78enne e la sorella Tiziana. «Sono state molto male, sempre sotto ossigeno, quasi intubate - ricorda Errica, la roccia, lei sempre negativa - Il paese ci è stato accanto, ci ha voluto bene». E' la forza della comunità che dà la spinta a tornare più forti. Il pensiero delle tre donne, anche nei momenti più bui, è sempre al bar: lì c'è la loro vita, ma c'è anche il «fulcro del paese», come racconta Errica. Ieri la ripertura, una festa per Villa Caldari. «Siamo ripartite da zero, i ladri non hanno lasciato nulla - racconta Errica - e venivamo da tre mesi di dolore e difficoltà, abbiamo riaperto senza aiuti economici, che non ci sono, da sole». Addosso la maglietta creata da Dino Di Vincenzo che ricorda il passato come in un film di Stanley Kubrick: “Caldari red zone C-19 2020” Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero