Messina Denaro e il "no" alla poltrona per la chemio, L'oncologo: «Paziente come un altro»

Mutti replica alla notizia del “diniego”, civile, ma fermo, opposto dal personale di Oncologia alla necessità, emersa nelle prime ore dopo l’arrivo di Messina Denaro in carcere

Il carcere dell’Aquila e l’oncologo Luciano Mutti
L'AQUILA - «Non abbiamo toccato gli standard assistenziali normali. Per noi il boss è un paziente come un altro, non esistono corsie preferenziali o...

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L'AQUILA - «Non abbiamo toccato gli standard assistenziali normali. Per noi il boss è un paziente come un altro, non esistono corsie preferenziali o trattamenti speciali». Lo dice, in un colloquio con “Il Messaggero”, il primario del reparto di Oncologia dell’ospedale “San Salvatore” dell’Aquila, Luciano Mutti, colui che ha la responsabilità medica delle cure in carcere a cui viene sottoposto l’ex latitante rinchiuso da lunedì notte nel supercarcere dell’Aquila, al regime del 41bis.

Mutti replica alla notizia del “diniego”, civile, ma fermo, opposto dal personale di Oncologia alla necessità, emersa nelle prime ore dopo l’arrivo di Messina Denaro in carcere, di dover prelevare dal reparto una poltrona per la chemioterapia da trasferire nella stanza-ambulatorio allestita all’interno del penitenziario.

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Normale assistenza

«Non abbiamo privato i pazienti della normale assistenza - dice Mutti - e per questo tutto il materiale necessario è stato reperito senza intaccare gli standard. Compresa la poltrona: alla fine ne abbiamo trovata una inutilizzata, di dimensioni un po’ ridotte rispetto a quelle che normalmente utilizziamo, un po’ meno comoda, ma assolutamente adatta agli scopi. Era accantonata, peraltro è l’unica di colore rosso, le altre sono tutte blu».

Le polemiche

Mutti lascia trasparire la sua amarezza per le polemiche che sono esplose su presunti trattamenti speciali attivati per il boss, al cospetto delle difficoltà che i malati oncologici si trovano ad affrontare ogni giorno. «Si tratta di un normale rapporto tra medico e paziente - spiega Mutti riferendosi al boss -: ci è stato chiesto di attivare le prestazioni in carcere e così abbiamo fatto, ma senza sottrarre nulla a chi è sottoposto alle cure oncologiche. Anche parte del personale che abbiamo coinvolto presta la sua opera volontariamente. Le polemiche fanno male perché davvero non vi è nulla che vada a intaccare la normale attività quotidiana. Nessuna corsia preferenziale».

Prima seduta

Il boss è stato sottoposto venerdì al primo ciclo di chemioterapia per la cura del tumore al colon, durato oltre tre ore, alla presenza dello stesso Mutti, di un infermiere e di un rianimatore. Tutto si è svolto regolarmente nella stanza approntata in carcere con poltrona, appunto, pompa a infusione per la somministrazione dei farmaci, defibrillatore per eventuali emergenze. Locale ambulatorio che si trova nei pressi della cella in cui il boss è rinchiuso in isolamento, proprio per evitare al massimo gli spostamenti anche all’interno della struttura. Al momento non si sa quando l’ex latitante sarà sottoposto al secondo ciclo.

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Il Messaggero