Sabato 11 marzo Pescara sarà la capitale mondiale del basket. Arriva il mitico Kareem Abdul-Jabbar, capo cannoniere della NBA con 38.387 punti (Kobe Bryant è terzo...
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Quando era all’università, la NCAA fu costretta a vietare la schiacciata per limitarne lo strapotere, ma Jabbar seppe trasformare quella difficoltà in opportunità perfezionando il “gancio cielo”: un tiro diventato il suo marchio di fabbrica. Figlio di un poliziotto, che però era pure musicista e in grado di suonare con i miti del jazz come Gillespie e Count Basie (e che era nell’orchestra che accompagnò Marilyn Monroe al Madison Square Garden quando la diva cantò per il presidente Kennedy), ha saputo predicare basket rendendolo autorevole come l’arte. Dopo le turbolenze studentesche a Ucla sconfinando nelle droghe, oltre a diventare una leggenda sportiva si è laureato in storia ed è stato allenatore, scrittore, musicista jazz (Charlie Yelverton, campione in Italia con Varese, sostiene di aver comprato da lui il sassofono che suona ancora) e pure attore, sfidando nei panni di Hakim l’amico Bruce Lee nel film “L’ultimo combattimento di Chen”. Insomma: un gigante, prima del basket e poi del pensiero, che ha avuto sempre il coraggio delle proprie azioni, come quella di boicottare l’Olimpiade 1968 di Città del Messico, perché secondo lui la squadra USA dava un senso di armonia razziale che in realtà non esisteva.
Jabbar, Ambasciatore Culturale Globale degli Stati Uniti che nel 2016 ha ricevuto la Medaglia Presidenziale della Libertà da Obama, sarà ospite dell’Oscar Pomilio Forum, parlando alle ore 15 all’Aurum sul tema: “Il frattempo. Tra il già fatto e il da farsi: ricostruire partendo dal pensiero”. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero