Il racconto del sindacalista: «Salvato dall’infarto, ho rischiato di morire»

Il racconto del sindacalista: «Salvato dall’infarto, ho rischiato di morire»
«Ho rischiato di morire, mi hanno salvato la vita. Passato l’irreversibile, ora avanziamo con il piano. Oggi, dopo 11 giorni, sono stato dimesso dal reparto di...

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«Ho rischiato di morire, mi hanno salvato la vita. Passato l’irreversibile, ora avanziamo con il piano. Oggi, dopo 11 giorni, sono stato dimesso dal reparto di cardiochirurgia dell’ospedale di Teramo dove sono stato ricoverato per un infarto. Tutto è iniziato con un forte dolore al petto», racconta ora che è fuori pericolo Stefano Fabrizi, 56 anni, noto sindacalista.

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«Lo hanno salvato grazie alla mobilitazione dei medici e degli amici, ma ora, per almeno un mese, lasciatelo riposare» dice ancora sotto choc Fabrizio Lobene, presidente di Confagricoltura provinciale che descrive gli attimi di terrore seguiti al malore occorso a Stefano Fabrizi, segretario della stessa organizzazione che si è accasciato a terra mentre lavorava negli uffici di Avezzano. Fabrizi ha accusato un dolore al petto ed ha avuto appena il tempo di chiedere aiuto. E’ stato salvato dal primo soccorso all’ospedale di Avezzano e poi trasferito a Teramo dove è stato stabilizzato. «Desidero ringraziare il personale e le dottoressa del turno notturno del pronto soccorso e dell’Utic di Avezzano che nel corso della notte hanno stabilizzato la situazione, il primario di cardiologia Valentini che ha disposto l’immediato trasferimento al nosocomio di Teramo. Ringrazio l’equipe medica della Uoc di cardiochirurgia dell’ospedale di Teramo, gli infermieri, le Oss e il personale ausiliario. Altissima professionalità sotto tutti i punti di vista. Ringrazio il presidente di Confagricoltua che con il presidente regionale della Commissione Sanità Mario Quaglieri ci hanno costantemente confortato, il personale tutto di Confagricoltura L’Aquila ed i soci e amici che mi hanno cercato al telefono e su WathsApp cui non ho potuto rispondere. Un ringraziamento infinito a mia moglie ai miei figli e tutti i miei familiari cui ho fatto prendere un grosso spavento», dice Fabrizi.

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Finalmente può parlare Stefano Fabrizi, ma viene tenuto sotto stretta tutela. Ora stop alle continue riunioni per la ricerca della manodopera da impiegare nel Fucino, per la necessità di irrigare e la mancanza d’acqua, dove lui era sempre in prima fila. Ma tornerà a lavorare? «Certamente - spiega Lobene - l’agricoltura marsicana e nazionale hanno bisogno di lui e della sua esperienza per tanti, tanti anni ancora, abbiamo temuto tutti per il peggio».
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Il Messaggero