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La torta a forma di cuore. Rosa. E le due candeline accese che segnano gli anni passati. Si è fermato l’altra sera il tempo di Federica, in una macchina che adesso non c’è più. Il giorno dopo il terribile incidente sulla variante, a San Silvestro spiaggia restano il dolore e l’attesa. Il dolore per la morte di Federica Pizzuto, 21 anni, originaria di San Marco in Lamis, ma che da tempo viveva in Abruzzo, e l’attesa per il destino di M.D.F., il cinquantanovenne di Montesilvano, ricoverato in condizioni gravissime nell’ospedale di Pescara.
Gli agenti della polizia locale, diretti dal comandante Danilo Palestini e coordinati da Massimiliano Giancaterino, ieri mattina sono tornati per effettuare nuove verifiche su quel tratto di strada. Una prassi, in questi casi, per valutare se ci siano nuovi elementi da acquisire. Ma dai nuovi controlli non sarebbero emerse novità di rilievo. La strada era stata riaperta nella tarda serata di venerdì, intorno alle 23, quando la mobilità era stata in qualche modo drenata dalla viabilità ordinaria: i due mezzi, praticamente distrutti, sono stati sequestrati e rimossi.
Per la morte di Federica la procura della repubblica di Pescara ha aperto un’inchiesta, si procede per omicidio stradale.
Nella mattinata di ieri intanto sono arrivati a Pescara i familiari di Federica Pizzuto: il padre Giuseppe, militare dell’Aeronautica, la madre Lucia e la sorella Giulia, di qualche anno più grande, che lavora come infermiera in un ospedale del Veneto. Attorno al papà si sono stretti, con affetto, molti colleghi. Federica era rimasta a vivere a Francavilla, dopo aver frequentato a Pescara il liceo scientifico “Galilei”, per studiare medicina all’Università d’Annunzio. Aveva vinto il concorso di ammissione per la sede di Chieti. Una passione grande la sua, un’idea forte per il futuro. E’ con grande dolcezza che, in un lungo post su facebook, l’amica Cristiana Monaldi la ricorda: «Tra i miei e i tuoi impegni universitari riuscivamo poco a conciliare gli orari, ma condividevamo in fondo lo stesso sogno. Spesso ci scherzavamo: quando ci saremo laureate lavoreremo insieme in ospedale. Tu da medico, io da ingegnere biomedico. Lo studio era la nostra grande passione condivisa, parlavamo spesso insieme di medicina, di fisica, di matematica, a sostegno di quanto tu potessi essere affamata di conoscenza, di cultura, di vita». Quella vita che amava e che condivideva attraverso un sorriso con le persone che le erano vicino: una foto bellissima, di tre volti amici, scattata qualche mese fa resta oggi sulla sua bacheca social con il messaggio “per sempre”.
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