Maestosa, regale, eppure leggera come le note di un Notturno di Chopin quando si lascia planare sotto le nuvole per dominare tutto dall'alto. La storia di Inka potrebbe...
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Lui ha provato a ribattere alle ragioni messe sul tavolo dal Soa e poi ribadite dal Parco del Gran Sasso, ma non c'è stato niente da fare. Osserva che la materia, regolata da norme internazionali, è di competenza dei carabinieri forestali e non può essere demandata a un'associazione. «Un esito negativo della mia richiesta – aggiunge - significa non dare la possibilità a un'aquila, sia pur di allevamento, di volare nel proprio ambiente naturale di alta quota, considerato che tutti i monti rientrano nel perimetro dei parchi».
Dimostrazioni di questi animali per scopi turistici o di rilancio del territorio, vanno però a cozzare con le esigenze di salvaguardia delle aree protette, antica questione di cui si dibatte da decenni in Abruzzo, anche rispetto alle attività venatorie. Granati però non si rassegna: «Sono deluso di come il Parco abbia risposto, grossolanamente, alla mia richiesta e amareggiato per tutto il lavoro che ho svolto in cooperazione con il Comune di Rocca Calascio». Prima di un'ultima riflessione: «Il National Geographic ha inserito la Rocca di Calascio tra i 10 castelli più belli del mondo, ma in un territori stremato dagli eventi naturali, con economia azzerata e abitazioni distrutte, a cui anch'io – sottolinea l'aquiliere – ho dovuto sottostare».
Saverio Occhiuto Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero