«Quelle parole: caro Ottaviano in Abruzzo non ti assolveranno»

«Quelle parole: caro Ottaviano in Abruzzo non ti assolveranno»
L'AQUILA L’ex governatore Ottaviano Del Turco ha prima seguito, come sempre ha fatto, le mini repliche di alcuni legali (Massimo Carosi, gli avvocati della Barclays e...

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L'AQUILA L’ex governatore Ottaviano Del Turco ha prima seguito, come sempre ha fatto, le mini repliche di alcuni legali (Massimo Carosi, gli avvocati della Barclays e Cristiana Valentini) al mattino, confermando quello che ha sempre definito come «il rispetto istituzionale». Con lui, stavolta, anche lo storico ex sindaco di Collelongo, Angelo Salucci. Poi, intorno alle 11, il ritorno in paese, a casa, a Collelongo, per la lunga attesa del verdetto. A sera, aggiornato dal figlio Guido, il commento della sua condanna, seppur molto ridotta nella pena, è caustico: «Questa è la terza versione della vicenda. La prima è quella della Procura di Pescara; la seconda è quella del Tribunale di Pescara che ha rovesciato l’apparato inquisitorio; la terza è questa, c’è un’altra versione. Nella prima la pesantezza della pena ha sostituito l’esistenza delle prove. In questo caso, invece, hanno ridotto la pena per cui non si capisce se per quei reati sono sufficienti quattro anni».




L’ANEDDOTO A Del Turco, a questo punto amaramente, torna in testa una «previsione»: «Devo riflettere su un episodio di cinque anni fa. Incontrai una persona che stava seguendo molto da vicino questo processo perché non era convinto dall’apparato inquisitorio. Mi disse “caro Del Turco, mettiti in testa che finché non andrai in Cassazione non potrai essere assolto. Finché la vicenda resterà in Abruzzo non avrà soluzione”». L’amarezza è palpabile, la sensazione che si coglie dalle sue parole è quella di un «tradimento» che arriva proprio dalla terra a cui ha dedicato un’intera esistenza. «Non è un caso -dice Del Turco- che per due o tre volte io abbia detto “la mia speranza è essere assolto in Abruzzo”».



L’ANALISI Che quadro emerge dalla lettura del dispositivo della sentenza d’Appello? «Chi ha un quadro chiaro dopo aver letto il verdetto dei magistrati dell’Aquila è un genio -ragiona Del Turco- Con le vicende di Pescara questa sentenza non ha nulla a che spartire». Lo spirito, comunque, continua ad essere combattivo come lo è stato in questi lunghissimi sette anni. Di fronte c’è la prospettiva della Cassazione. «Non mi spaventa, per fortuna -annuncia l’ex governatore- Ho sempre considerato la Cassazione come uno dei modi per uscire da questa storia senza mettere sotto ai piedi la cultura del diritto in questo Paese. Non demordo, affatto. L’unica cosa che davvero non mi si può chiedere è porgere l’altra guancia, non ce la faccio». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero