Diventa un caso giudiziario la riconversione del reparto di Psichiatria dell’ospedale di Pescara, che all’inizio del mese scorso è stato trasformato in reparto...
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Nella denuncia viene messo in luce che in seguito alla comunicazione del possibile trasferimento a Villa Serena furono interpellati gli infermieri, i quali in una riunione espressero all’unanimità parere contrario, formalizzando la propria posizione in un verbale inviato ai vertici sanitari. «Ciò sia perché c’erano gli spazi nei quali riadattare, con delle piccole ristrutturazioni, il reparto di Psichiatria a Pescara - afferma il sindacalista dei Cobas Gabriele Di Matteo - e sia perché i decreti emanati dal Governo non prevedono convenzioni a pagamento, ma la requisizione delle strutture private unicamente per i pazienti Covid da sottoporre a terapie intensive e semi-intensive».
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I querelanti, assistiti dall’avvocato Fernando Rucci, riferiscono che qualche giorno dopo tre infermieri ebbero un incontro con Trotta per chiedere chiarimenti in merito alla distribuzione delle mascherine e in quell’occasione sarebbero stati aggrediti verbalmente dal direttore del dipartimento, che li avrebbe minacciati di morte, annunciando sanzioni e comunicando che avrebbe fatto arrivare i carabinieri del Nas. Gli uomini del nucleo anti-sofisticazione, quattro giorni dopo, si presentarono effettivamente nel reparto, acquisendo e fotocopiando una serie di documenti. Inoltre tutti i firmatari del verbale ricevettero una lettera di convocazione davanti alla Commissione disciplinare per il 9 e il 12 giugno prossimi. A quel punto gli infermieri decisero di recarsi dai carabinieri. «Come Cobas abbiamo informato il direttore generale chiedendogli un incontro urgente per provare a trovare una soluzione - fa sapere Di Matteo - e abbiamo invitato l’ufficio Provvedimenti disciplinari a procedere contro Trotta, ai sensi della legge Madia, che prevede il licenziamento in caso di minacce reiterate, ma non abbiamo avuto riscontri». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero