Coronavirus, San Domenico e il rito dei Serpari si fermano dopo secoli

Coronavirus, San Domenico e il rito dei Serpari si fermano dopo secoli a Cocullo
La statua di san Domenico che esce dalla chiesa di Cocullo completamente avvolto di serpenti tra il suono degli applausi e le urla dei fedeli accalcati sotto il sole,...

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La statua di san Domenico che esce dalla chiesa di Cocullo completamente avvolto di serpenti tra il suono degli applausi e le urla dei fedeli accalcati sotto il sole, quest’anno non ci sarà per il coronavirus. I cervoni, il biacco, la biscia dal collare, rettili del tutto innocui per l’uomo, resteranno nelle loro tane. I serpari non li prepareranno per la festa fissata per il 1 maggio.




Non ci sarà nessuno che, curioso, seppure guardingo e cauto, cercherà un contatto diretto con quei serpenti portati in giro per il piccolo borgo. Non ci saranno, ai fianchi della statua del santo, le ragazze vestite con abiti tradizionali mentre portano sulla testa un cesto che contiene i ciambellani: i cinque pani “sacri” in memoria di un miracolo che fece san Domenico. I pani, quest’anno, non saranno donati, come impone un antico diritto, ai portatori della sacra immagine e del gonfalone.



«Il 1 maggio 2020 sarà una data che tutti ricorderemo per la mancata festa a san Domenico, che sarà vissuta nella sua essenzialità senza l’atmosfera che ne caratterizza e connota l’unicità e la bellezza, una data che dobbiamo pensare possa rappresentare un nuovo inizio per ciascuno di noi con l’auspicio di poter ricominciare, più forti di prima». Annunciano così, il parroco don Daniele Formisani, il sindaco di Cocullo, Sandro Chiocchio e il presidente della Pro Loco, Mario Dante Marchione, con una lettera congiunta, che quest’anno anche il tradizionale Rito dei Serpari, in onore di san Domenico abate, non si farà a causa dell’emergenza coronavirus. Unica nel suo genere e rinomata in tutto il mondo, oggetto di studi dei più importanti sociologi e antropologi, dopo centinaia di anni, la Festa dei Serpari non sarà celebrata. Il piccolo borgo è ancora in attesa del riconoscimento Unesco quale patrimonio immateriale dell’umanità.
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Il Messaggero