Il veterinario: «Anche l'orso marsicano ha il suo Coronavirus»

Il veterinario: «Anche l'orso marsicano ha il suo Coronavirus»
Se le infezioni virali umane sostenute da Coronavirus rappresentano una novità, non è così per gli animali, siano essi domestici che selvatici. Un esempio, le...

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Se le infezioni virali umane sostenute da Coronavirus rappresentano una novità, non è così per gli animali, siano essi domestici che selvatici. Un esempio, le malattie respiratorie dei volatili, con i quali la classe veterinaria, si misura già dagli anni 60. Così come il Coronavirus nell’Orso che fino ad oggi non ha prodotto casi di malattie che lo hanno condotto alla morte. Seguono cani e gatti, che potrebbero veicolare il Covid-19, senza ammalarsi.

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Per Antonio Liberatore, veterinario, componente del tavolo tecnico del Patom e della rete di monitoraggio dell’Orso bruno marsicano, ogni specie animale, ha il suo Coronavirus. Questo, però, non significa che una specie possa contagiare l’altra. Potrebbe accadere quando si verifica il cosiddetto “salto di specie”, nel senso che il virus, ricombinandosi, acquista capacità di infettare specie nuove.

Ed è quello che sarebbe successo esattamente nel nostro caso, trovando una popolazione immunologicamente scoperta, diffondendosi velocemente. Liberatore, considerato il momento particolare, invita ad adottare le stesse misure precauzionali che adottiamo da persona a persona, anche per cani e gatti. «Il coronavirus è responsabile della bronchite infettiva di polli e galline domestiche - spiega Liberatore- che è una patologia estremamente diffusa e che va assolutamente controllata per non compromettere l’allevamento delle galline ovaiole e dei polli da carne. Considerata l’estrema diffusione delle due tipologie di allevamento, si è reso necessario affrontare il problema, che non aveva risvolti sulla salute umana. Qualora una pandemia simile alla nostra, comparisse sull’intero pianeta, oltre al danno per i produttori, ci sarebbe una carenza di proteine animali per l’uomo. Il problema è stato risolto con la produzione di un vaccino su pulcini a 1 giorno di vita, mediante aerosol».
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«Nell’orso abbiamo individuato 17 malattie potenzialmente infettive e mortali di cui 10 sono state riscontrate tra il bestiame domestico e selvatico nell’areale dell’orso bruno marsicano. Ma solo poche di esse sono state isolate in animali morti o malati gravi. Gli agenti che possono provocare malattie respiratorie, sono un numero infinito. Possono essere sostenute, appunto da virus, batteri da funghi, da protozoi e da lieviti. Qualora anche un sierotipo fosse in grado di infettare l’orso, l’assoluta bassa densità di popolazione, comunque proteggerebbe il nostro animale, dalla frequenza dei contatti interspecificie». Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero