Coronavirus, mascherine lavabili e ricaricabili made in Abruzzo: via ai test

Coronavirus, mascherine lavabili e ricaricabili made in Abruzzo: via ai test sul filtro
Lavabili e ricaricabili. Dall’Abruzzo il progetto delle mascherine riutilizzabili. A darne notizia è Innova Studi Italia, associazione senza fini di lucro, nata nel...

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Lavabili e ricaricabili. Dall’Abruzzo il progetto delle mascherine riutilizzabili. A darne notizia è Innova Studi Italia, associazione senza fini di lucro, nata nel 2003 per studiare e proporre soluzioni e innovazioni per il mondo delle imprese e delle istituzioni, impegnata nel supporto e nello sviluppo del progetto della mascherina riutilizzabile. Il presidente Giuseppe D’Alessandro dice: «Oggi il Coronavirus ha dimostrato come la scelta esclusiva di acquistare in altre parti del mondo, dove il costo della produzione è più basso, ha impoverito l’Italia di asset strategici come aziende nazionali che producono mascherine di protezione e ventilatori polmonari, solo per fare un esempio».


Un mese fa Pietro Ferrante, imprenditore,  e Giuseppe D’Alessandro  hanno depositato un brevetto per una mascherina ricaricabile, riutilizzabile, lavabile e porta filtro mono uso.

«Dall’analisi del fabbisogno e dalle problematiche del sistema Italia è stato ideato il progetto di una mascherina facciale di protezione, 100% italiana, lavabile, riutilizzabile e ricaricabile, realizzata in cotone e contenente filtri monouso sostituibili. Quindi la Mascherina resta, mentre il filtro si sostituisce esaurita la sua capacità filtrante», spiega una nota di Innova Studi Italia.

Il progetto, commenta il presidente D’Alessandro, «a regime consente di coprire il fabbisogno italiano e non solo, riducendo le quantità di consumi di materiali per le produzioni e soprattutto riducendo la quantità di rifiuti speciali che attualmente si producono ovvero le circa 90.000.000 mascherine al giorno».

«Per avviare la produzione abbiamo coinvolto, sin d’ora, alcune aziende produttrici di materiali filtranti e di produzioni tessili, tutte abruzzesi; però anche in pendenza delle varie normative e certificazioni e delle dichiarazioni che vanno fatte ai sensi dell’art. 15, del Decreto Legge 17 marzo 2020 n. 18 (Disposizioni straordinarie per la produzioni di mascherine chirurgiche e dispositivi di protezione individuale), occorre ultimare alcuni studi e test sul materiale filtrante e fare prove di resistenza in laboratori specializzati».

«Appena ultimato l’iter delle prove e dei test, avvieremo  la produzione e la contestuale distribuzione tramite una healt company abruzzese leader in Italia, donando alla sanità abruzzese oltre 15.000 mascherine che ovviamente potranno, dopo il loro uso, essere lavate, sterilizzate e riutilizzate, burocrazia permettendo».







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Il Messaggero