L'AQUILA - A Carapelle Calvisio, piccolo comune in provincia dell’Aquila, la faccenda dell’arrivo di 100 migranti per un periodo di sorveglianza attiva sta...
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Il sindaco Domenico Di Cesare che è venuto a conoscenza solo da qualche giorno della questione, non avendo a quanto sembra ricevuto comunicazioni ufficiali, ha già scritto la sua posizione in una nota indirizzata a Prefetto, presidente di Regione e Provincia e assessore Fioretti spiegando le ragioni del suo no.
Di Cesare spiega al Messaggero che il suo Comune ha 84 abitanti, età media 60 anni. L’organico comunale è fatto di una sola persona a tempo indeterminato e di un ragioniere a tempo determinato dipendente di altro Comune. Non c’è un vigile e i carabinieri sono a Calascio, a 12 chilometri.
L’ente ha risorse solo per assicurare servizi essenziali alla popolazione e finora è stato risparmiato dal virus grazie alla saggezza delle persone e alle attività del Comune. Il sindaco fa riferimento anche alla paura per eventuali contagi che potrebbero svilupparsi.
Ad oggi c’è la richiesta ad Asl e Prefettura per verificare la salubrità dei luoghi. I migranti andrebbero in una struttura della Caritas di Pescara. Sulla questione è intervenuto il deputato del Carroccio Luigi D’Eramo e la notizia è stata rilanciata dal leader della Lega Matteo Salvini.
“Il governo non manda aiuti e risposte ai cittadini - ha detto Salvini - ma in compenso è pronto a spedire un centinaio di immigrati in un paese di circa 80 anime come Carapelle Calvisio, in provincia dell’Aquila. È una follia”. D’Eramo, coordinatore regionale, ha ribadito che la Lega combatterà con tutte le sue forze Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero