Ex carabiniere ucciso, la Procura: «A sparare è stata la donna»

Ex carabiniere ucciso, la Procura: «A sparare è stata la donna»
È sul ruolo di Francesca Angiulli e sulla sua partecipazione all’agguato che grava una parte fondamentale dell’inchiesta sull’assassinio di Antonio...

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È sul ruolo di Francesca Angiulli e sulla sua partecipazione all’agguato che grava una parte fondamentale dell’inchiesta sull’assassinio di Antonio Cianfrone, il cinquantunenne del Chietino ucciso lo scorso 3 giugno mentre stava facendo jogging sulla pista ciclabile di Pagliare. Per la Procura di Ascoli a compiere l’omicidio è stata la donna insieme con il marito Giuseppe Spagnulo tanto da emettere nei loro confronti un provvedimento di fermo. Per la coppia si sono spalancate le porte del carcere ed ora, in attesa dell’udienza di convalida che dovrà tenersi entro domani, l’attenzione è rivolta soprattutto a individuare quella che potrebbe rivelarsi la chiave di volta dell’inchiesta. Individuare i motivi che hanno indotto Francesca ad accompagnare il marito, il ruolo che ha avuto nell’agguato e stabilire se sia stata lei oppure no a sparare i quattro colpi che hanno raggiunto al corpo l’ex vice comandante della stazione dei carabinieri di Monsampolo potrebbe aiutare a capire quale sia stato il movente.


Intanto sta perdendo forza l’ipotesi che l’omicidio possa aver qualche correlazione con l’incidente stradale che nel 2009 costò la vita ad Antonio Spagnulo, il figlio della coppia morto a soli venti anni a seguito dello schianto in motocicletta lungo la Salaria. I rilievi, così come risulta dal fascicolo del processo che ne scaturì, vennero eseguiti dalla polizia stradale e non dai carabinieri e di conseguenza neppure da Anconio Cianfrone che all’epoca era in servizio presso la stazione dell’Arma a Monsampolo. Anche se tra la vittima e la famiglia Spagnulo pare non corresse buon sangue. Dalle testimonianze raccolte sarebbero emersi dei vecchi rancori che non sarebbero mai stati appianati. Rapporti tesi che si protraevano da anni, probabilmente iniziati con i controlli che Cianfrone aveva fatto nei confronti di Antonio Spagnulo quando era carabiniere e che si sarebbero acuiti sempre più con il passare degli anni, aggravati ulteriormente con la tragica scomparsa del ventenne appassionato di motociclette.


A carico dei coniugi che sono accusati di concorso di omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’uso di un’arma, e di porto illegale della pistola, gli investigatori hanno inoltre raccolto le testimonianze visive di almeno di quattro persone, e immagini estrapolate dalle telecamere di sorveglianza. I fotogrammi riprendono il passaggio della moto di grossa cilindrata di colore nero, forse quella sequestrata dai carabinieri del Nucleo investigativo nell’abitazione degli indagati. Dall’esame delle celle telefoniche, in un ampio arco temporale attorno alle 8,45, ora in cui è stato compiuto l’omicidio, solo quella moto è transitata in zona. All’andata la coppia avrebbe fatto una sosta in un bar della zona. Inoltre, coinciderebbe anche la descrizione dei caschi trovati con la moto. Leggi l'articolo completo su
Il Messaggero