Intanto sta perdendo forza l’ipotesi che l’omicidio possa aver qualche correlazione con l’incidente stradale che nel 2009 costò la vita ad Antonio Spagnulo, il figlio della coppia morto a soli venti anni a seguito dello schianto in motocicletta lungo la Salaria. I rilievi, così come risulta dal fascicolo del processo che ne scaturì, vennero eseguiti dalla polizia stradale e non dai carabinieri e di conseguenza neppure da Anconio Cianfrone che all’epoca era in servizio presso la stazione dell’Arma a Monsampolo. Anche se tra la vittima e la famiglia Spagnulo pare non corresse buon sangue. Dalle testimonianze raccolte sarebbero emersi dei vecchi rancori che non sarebbero mai stati appianati. Rapporti tesi che si protraevano da anni, probabilmente iniziati con i controlli che Cianfrone aveva fatto nei confronti di Antonio Spagnulo quando era carabiniere e che si sarebbero acuiti sempre più con il passare degli anni, aggravati ulteriormente con la tragica scomparsa del ventenne appassionato di motociclette.
A carico dei coniugi che sono accusati di concorso di omicidio aggravato dalla premeditazione e dall’uso di un’arma, e di porto illegale della pistola, gli investigatori hanno inoltre raccolto le testimonianze visive di almeno di quattro persone, e immagini estrapolate dalle telecamere di sorveglianza. I fotogrammi riprendono il passaggio della moto di grossa cilindrata di colore nero, forse quella sequestrata dai carabinieri del Nucleo investigativo nell’abitazione degli indagati. Dall’esame delle celle telefoniche, in un ampio arco temporale attorno alle 8,45, ora in cui è stato compiuto l’omicidio, solo quella moto è transitata in zona. All’andata la coppia avrebbe fatto una sosta in un bar della zona. Inoltre, coinciderebbe anche la descrizione dei caschi trovati con la moto.
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